Page 25 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
P. 25
CAPITOLO PRIMO
(AUSSME). Tale documentazione, oltre ad essere estremamente consistente, pari a 162 buste
15
per una estensione lineare di circa 30 metri, testimonia non solo l’intenso lavoro e la produttività
del personale addetto agli Scacchieri, ma anche gli sforzi del Corpo di Stato Maggiore per stu-
diare ad acquisire informazioni sugli apparecchi bellici degli Stati europei, tra gli ultimi decenni
dell’Ottocento ed il 1915.
La trasformazione deLL’inteLLigence aLLa fine deLL’ottocento
Tra gli accadimenti di maggior impatto nella storia dell’Esercito italiano, prima della Grande
Guerra, va annoverata la riforma del 1882 che provocò conseguenze di tutto rilievo nell’orga-
nizzazione e gestione del settore informativo. Nelle guerre combattute durante gran parte del
XIX secolo, l’informazione era difettosa o addirittura manchevole, nei riguardi tanto dell’orga-
nizzazione, quanto dell’impiego dei mezzi, determinando l’assenza di preparazione metodica e,
conseguentemente, la limitata conoscenza della volontà nemica, quale occorre che un comando
abbia, per prevedere e provvedere tempestivamente ed opportunamente.
16
Tale errore di principio fu avvertito per primo durante la campagna franco-prussiana del 1870-1871
dal Generale Helmuth von Moltke il Vecchio che lo eliminò. S’istaurò così quel sistema razionale
di raccolta delle informazioni posto a base della dottrina riguardante l’organizzazione dell’infor-
mazione in campo e i procedimenti per ottenerla, universalmente adottata entro la fine del secolo da
tutti gli eserciti, compreso quello italiano. D’allora in poi, anche in questo comparto dell’arte mili-
tare, l’improvvisazione cedette il posto all’organizzazione metodica e il semplicismo nell’impiego
alla combinazione dei mezzi che si integrarono sotto l’impulso di un’unica forza motrice data, in
pace e in guerra, da un ufficio informazioni inserito nello stato maggiore dell’esercito.
La necessità di una struttura informativa permanente fu determinata anche dalla disponibilità
delle ferrovie e del telegrafo che rendevano molto più brevi rispetto al passato gli spostamenti
delle truppe durante la mobilitazione, imponendo la predisposizione delle reti informative da
tempi ben anteriori all’inizio dei conflitti.
L’organizzazione tedesca per l’acquisizione e gestione dell’informazione si basava comunque sul
principio che un elemento operativo di così alta valenza abbracciante un complesso di attività mi-
ranti alla sintesi dell’azione nemica in atto e in potenza, dovesse esigere tempo, armonico impiego
di mezzi e continuità di indirizzo che solo una cellula addetta alle informazioni quale parte inte-
grante dello stato maggiore, già operante in tempo di pace, avrebbe potuto garantire.
L’informazione, insomma, non doveva più scoprire o prevedere soltanto i disegni e le intenzioni
operative dell’avversario, ma i limiti e l’essenza della potenza militare degli Stati probabili o possi-
bili avversari o anche solo alleati e la soluzione teorica che gli stati maggiori di tali nazioni avreb-
bero dato al problema bellico. E’ evidente come, per conseguire simili risultati, occorresse costitu-
ire un centro motore del sistema come parte integrante dell’organismo preposto al comando delle
forze armate, cioè nello stato maggiore, organo ausiliario del comando, incaricato di raccogliere ed
elaborare i dati di ogni genere, necessari al comandante supremo delle forze armate per impostare
e risolvere teoricamente in tempo di pace il problema della condotta delle operazioni belliche. 17
15 Si tratta dei fondi G-22 Scacchiere Orientale, G-23 Scacchiere Occidentale, G-33 Scacchiere Meridionale – Ufficio
Coloniale. Si veda: Filippo Cappellano, L’imperial regio esercito austro-ungarico sul fronte italiano 1915-1918 dai docu-
menti del servizio informazioni dell’Esercito Italiano, Museo italiano della guerra di Rovereto, 2002; Maria Gabriella Pa-
squalini, Carte segrete dell’Intelligence italiana 1861-1918, RUD, Roma, 2006; Andrea Vento, In silenzio gioite e soffrite.
Storia dei servizi segreti italiani dal Risorgimento alla Guerra Fredda, il Saggiatore, Milano, 2010.
16 È ovvio però che anche in tale epoca, il vertice della Forza Armata non poteva fare a meno di un’organizzazione che assi-
curasse, almeno in operazioni, l’acquisizione di informazioni sul nemico. La concezione di qualsiasi atto bellico presuppo-
ne, infatti, la conoscenza più o meno sommaria dell’azione nemica; l’esecuzione del piano della battaglia esige che tale co-
noscenza preliminare sia completata e mantenuta, senza di che è impossibile avere la libera disponibilità delle proprie forze.
17 Pietro Maravigna, Storia dell’arte militare moderna, volume III Dalla restaurazione alla prima guerra mondiale, SME
25