Page 273 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO DECIMO




                  te la “libertà d’azione” può spiegarsi anche con la trasgressione alle rigide norme in materia di
                  trasmissioni radio vigenti nell’Esercito austriaco da parte di unità combattenti, in circostanze
                  operative particolarmente difficili.  E’ evidente inoltre che se gli operatori e i sistemi radio
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                  vengono impiegati prevalentemente per le intercettazioni, le prestazioni ottenute quando spora-
                  dicamente si richiede loro di trasmettere, possono risultare insoddisfacenti.
                  Dall’esame del documento di cui trattasi, si ricava anche la sensazione di una certa reticenza
                  da parte del Reparto crittografico nel fornire agli Alleati interi codici che sembrano disponibili,
                  dagli esempi di crittogrammi decrittati, limitandosi invece a inviarne solo alcune parti deducibili
                  dagli esempi suddetti. Tutto ciò è giustificato da motivi pratici e di segretezza, ma non si può
                  escludere la propensione del Servizio Informazioni italiano a mantenere una certa riservatezza
                  anche nei confronti degli Alleati.
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                  Le informazioni deducibili dalla citata comunicazione mostrano come, quando è loro concesso di
                  comunicate via radio, soprattutto le piccole stazioni e le unità combattenti austroungariche impie-
                  ghino cifrari di varia natura, anche molto semplici,  alcuni dei quali si descrivono nelle pagine se-
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                  guenti, utilizzando, oltre alla citata comunicazione della Sezione R, altre fonti appresso specificate.

                  tavoLe quadrate e dischi cifranti
                  Nel taccuino di Sacco si trovano numerosi riferimenti a cifrari austriaci a sostituzione sia mo-
                  noalfabetici che polialfabetici e al rigo 2 della lista compilata nell’agosto del 1916 è elencato
                  un “alfabetico a chiave dell’Esercito austriaco”, verosimilmente a sostituzione poiché manca la
                  parola “a trasposizione”, normalmente aggiunta in questi casi.
                  D’altra parte, nella citata comunicazione agli Alleati si spiega che «vari tipi di codici e di tavole
                  quadrate sono noti (cioè adoperati dagli Austroungarici N.d.A.). Una tavola quadrata con un nu-
                  mero di alfabeti da uno fino a trenta viene usata con chiavi». La tavola riportata nel documento
                  è del tipo Vigenére, ordinata, con 30 righe e altrettante colonne, in cui all’alfabeto di 26 lettere
                  sono aggiunte ä, ö,  ű e il punto interrogativo, come illustrato nella figura 10.4.
                  La relazione contiene anche un esempio di CRT austriaco, cifrato mediante la stessa tabella 30x30
                  e decrittato individuando la chiave costituita dalla parola “hoesterreich” di cui, nella prima posizio-
                  ne del verme, manca volutamente la prima “h”. Il dispaccio è riportato nell’Annesso H (Fig. H1). 41
                  Inoltre, David Kahn, sostenendo che i cifrari usati dagli Austriaci per le comunicazioni campali
                  non erano complessi e difficili, aggiunge:

                        Tra i sistemi in cui (gli Austriaci, N.d.A.) riponevano la loro fiducia e a cui affidavano le
                        proprie vite, vi era un codice del tipo Vigenére con alfabeti normali fatta eccezione per l’ag-
                        giunta di ä, ö e ű – una circostanza che forse spiega la vanteria di Ronge riguardo l’acquisto
                        del cifrario tascabile che gli assomigliava moltissimo. 42




                  38   Ciò è confermato dalla disposizione emanata successivamente di “piombare” i trasmettitori al fronte dell’Isonzo.
                  39   Si ricorda a questo proposito l’affermazione di O. Marchetti  riportata nelle pagine precedenti a proposito della riserva-
                  tezza del Reparto crittografico.
                  40   J. Prikowitsch (op.cit. p.406 – 418) riporta anche alcuni cifrari voluminosi Codebücher di solito disordinati, impiegati
                  presumibilmente dagli alti comandi, forse poco frequentemente per le radiocomunicazioni. In quelli caratterizzati dai nu-
                  meri romani dal XV a XVIII, i gruppi cifranti contengono 5 cifre. Nella categoria individuata con lettere greche da Gamma
                  a Lambda i gruppi cifranti sono formati da lettere dell’alfabeto latino che nell’ultima edizione Lambda (settembre 1918)
                  sono otto. Infine i cifrari F, G e M sono disordinati a 5 cifre.
                  41   Per cifrare la chiave si legge, come al solito, nella prima colonna a sinistra e il testo chiaro all’interno della tabella ove
                  compare anche il segno - che separa le parole del testo chiaro.
                  42   D. Kahn, op. cit., p.319.


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