Page 389 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO QUATTORDICESIMO
tabili e destinarti a mantenere i collegamenti all’interno delle Brigate. 46
Dalla figura 14.9, ove è riprodotto lo schieramento degli impianti radio italiani pochi giorni
prima dell’attacco finale, si evince il numero elevato delle stazioni che, con l’aggiunta di quelle
operanti in Francia, Albania, Macedonia raggiunge complessivamente circa 700 unità. Se a
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queste si sommano gli apparati di riserva, in fase di istallazione o di distribuzione, si raggiunge
una consistenza vicina al migliaio. Nella cifra indicata sono inclusi i trasmettitori d’aereo pari a
più di 120, cioé a poco meno di un terzo dell’intera flotta aerea schierata al fronte.
Le stazioni con potenza inferiore a 100 W il cui numero supera di poco il centinaio, trovano
impiego soprattutto per le comunicazioni tra i Comandi delle Divisioni e delle Brigate, non an-
cora tutte fornite di radio, com’era invece previsto nei piani formulati sin dall’inizio dell’anno e
sollecitato da alcuni Comandi d’Armata. Tra l’altro, gli apparati a onda continua da 40 W per
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cavalleria ordinati alla Marconi Wireless, sin dal maggio del 1918, non vengono forniti prima
della battaglia di Vittorio Veneto.
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L’organico dei Radiotelegrafisti dalle poche centinaia di unità all’inizio del conflitto, compren-
deva ora circa 9.000 uomini suddivisi in 18 Sezioni nel cui ambito operavano 22 gruppi di Corpo
d’Armata.
L’elevato grado di efficienza raggiunto nell’organizzazione del servizio, nell’addestramento degli
addetti per l’impiego degli equipaggiamenti disponibili, trovò chiara dimostrazione durante l’a-
spra battaglia per l’attraversamento del Piave iniziata il 24 ottobre, nello sfondamento delle linee
nemiche, il 28 dello stesso mese, e nel successivo inseguimento delle Armate austriache in ritirata.
La relazione di fine guerra dell’Ispettorato evidenzia che «durante tutta la battaglia i collegamen-
ti radiotelegrafici funzionarono con continuità e sicurezza», nonostante un impiego di intensità
mai avvenuto in precedenza. Anche le
stazioni RT isolate, soggette alle offese nemiche, proseguirono con abnegazione e costanza
il loro servizio, riparando aerei abbattuti dal tiro anche più volte in una stesa giornata. E pur
durante la foga dei combattimenti i semplici soldati telegrafisti, come per il solito attesero
al compito laborioso della corrispondenza, delle riparazioni e assieme a quello delicato e
difficile del cifra mento e deciframento dei dispacci.
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Come già illustrato, il repentino cambiamento dalla guerra di trincea a quella di movimento tro-
vò ben preparate le Sezioni radiotelegrafiche la cui mobilità, assicurata da ben 600 autoveicoli, le
pose in grado di seguire da presso i Comandi a cui erano addette nei loro rapidi spostamenti. Si
trattò di un movimento eccezionale, compiuto da più di un centinaio di stazioni ricetrasmettenti
che assicurarono l’integrità delle catene di comando, con continui spianti e successivi rapidi im-
pianti in località più avanzate, generando una quantità di traffico sino ad allora mai riscontrato.
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Le radiocomunicazioni «rimanendo spesso come unico mezzo di collegamento» a disposizione dei
46 ibidem.
47 Ispettore Capo del STM, Relazione Tecnica sul Servizio Radiotelegrafico dell’Esercito operante, op. cit., p.12.
a
48 Comando 3 Armata, Lettera all’Ufficio Operazioni del Comando Supremo, con oggetto: Mezzi Radiotelegrafici, Prot.
6582 del 30 luglio 1918, ISCAG, Racc. 225. In questa comunicazione si auspica che tutti i Comandi fino al livello di Divi-
sione siano equipaggiati con stazioni a onda continua, che dalle Divisioni alle Brigate si usino apparti a onda smorzata e al
di sotto delle Brigate si impieghi solo la TPS (telegrafia attraverso il suolo).
49 Apparati di piccola potenza per cavalleria someggiabili e trasportabili da un solo cavallo erano sollecitati sin dall’inizio
del conflitto. Le relazioni del Capitano di cavalleria Piero Slaghek Fabbri, le caratteristiche degli apparati Marconi, i tempi
di consegna, ecc. risultano dalla documentazione contenuta in ISCAG, Racc. 226.
50 Ispettore Capo del STM, Relazione Tecnica sul Servizio Radiotelegrafico, op. cit., p.13.
51 Non si esclude che le segnalazione di “impianto” e “spianto”, qualora non protette con i nuovi cifrari, abbiano fornito, in
qualche caso, agli intercettatori nemici ancora in attività, indicazioni sulle direzioni di movimento delle divisioni italiane.
E’ molto improbabile tuttavia, che eventuali informazioni di questo tipo possano aver apportato qualche giovamento nel
caos della ritirata austriaca.
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