Page 424 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
P. 424

LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               dall’Ufficio Informazioni della 3 Armata riguardanti una trasmissione di «sette fonogrammi
                                              a
               dalla stazione di intercettamento di Selz tutti carpiti da stazione nemica, nella quale produssero
               notevole impressione», tanto da essere subito ritrasmessi a un comando.
               Nella stessa comunicazione della 3 Armata si da notizia di altri fonogrammi con notizie “apo-
                                                a
               crife” trasmesse dalle stazioni di Polazzo e San Michele, durante la notte tra il 5 e il 6 marzo,
               non intercettate «probabilmente perché il personale addetto della stazione nemica era addormen-
               tato», ma ripresentate al mattino seguente.  I movimenti di truppa nemici rilevati dopo qualche
               giorno, dimostravano la piena riuscita «del nostro giuoco». 3
               Una vivida descrizione di alcune vicende riguardanti le prime intercettazioni telefoniche si ot-
               tiene dal testo di una conferenza tenuta da un Ufficiale di Stato Maggiore austriaco, Informatore
               del Comando della 58 Divisione, presso un “Corso d’informazione per la condotta del combat-
                                   a
               timento”, presumibilmente nel febbraio 1918.
               Secondo il giudizio espresso dall’Ufficiale sul servizio di intercettazione austro ungarico, «nulla
               forse è stato più lodato e nello stesso tempo biasimato di questa invenzione. Spesso tali stazioni
               intercettavano solo le nostre comunicazioni, oppure il nemico, sapendo di essere udito, trasmet-
               teva delle comunicazioni false». Dopo aver citato alcuni successi conseguiti sul Carso nell’in-
               verno 1915 - 1916, egli aggiunge: «Ma avvenne pure che gli Italiani si divertivano talvolta coi
               nostri nomi convenzionali. Se ne concluse che essi pure intercettavano le nostre comunicazioni.
               Infine si arrivò ad udire interi piani d’attacco; gli attacchi avvenivano però tutti in località affatto
               diverse e quindi gli ordini erano soltanto immaginari». 4
               La consapevolezza di venire intercettati esisteva insomma in ambo i lati del fronte sin dal 1915.
               In particolare, in ambito italiano, l’attività di ascolto telefonico condotta dagli Austriaci aveva
               trovato conferma, anche grazie agli interrogatori di prigionieri e disertori. Particolarmente si-
               gnificative appaiono le confidenze di un alfiere austriaco, caduto prigioniero nel dicembre di
               quell’anno, rilasciate a un Brigadiere dei Carabinieri incaricato di accompagnarlo. Da tali di-
               chiarazioni emerge l’esistenza di un’organizzazione incaricata di pianificare e attuare in modo
               sistematico l’allacciamento diretto di «linee spia» a conduttori telefonici italiani di prima linea.
               L’Alfiere rivela anche che, nei casi in cui i tentativi in tal senso non avevano successo, gli addetti
               al servizio cercavano «di piantare opportunamente, e il più avanti possibile, in una zona scelta in
               genere al riparo dal tiro, una baionetta nel terreno, facendo preventivamente diversi assaggi» e
               collegavano poi con un filo conduttore la baionetta ad un ricevitore telefonico.
                                                                                       5
               Come si è accennato nel precedente capitolo, la realizzazione di “collegamenti spia” è divenuta,
               nel seguito, sempre più difficile per la maggiore attenzione posta, in entrambi gli schieramenti
               nella sorveglianza dei propri collegamenti.


               suLL’efficacia deLLa sicurezza austroungarica
               Le istruzioni impartite dai Comandi austroungarici, già nei primi mesi di guerra, al fine di non
               rivelare con le conversazioni telefoniche notizie utili al nemico e di usare “lingue velate” cioè
               convenzionali, codificando solo le parole di maggior contenuto informativo, non sembra abbiano
               ottenuto effetti significativi, almeno fino al novembre del 1917, forse anche per la semplicità dei
               metodi impiegati.
               Un esempio di rozza codificazione faceva riferimento alle libagioni tanto sospirate dai soldati al
               fronte e si fondava sulla corrispondenza rispettivamente tra “grande botte” e cannone; “piccola

                                 a
               3   Ufficio Informazioni 3 Armata, Fonogrammi dell’Ufficio Informazioni della 3 Armata al C.S.,6 e 10 marzo 1916, AUS-
                                                                         a
               SME, fondo E8, b. 8.
               4   Comando Supremo, Notiziario Giornaliero, Un giudizio nemico sul vario rendimento del servizio d’intercettazione telefoni-
               ca, n° 231 del 3 ottobre 1918, parte IV, Notizie Varie. Il documento era caduto in mani italiane durante la Battaglia del Solstizio
               5   Ufficio del Capo di Stato  Maggiore, Ufficio Tecnico, circolare, Sistemi di intercettazione telefonica usati dagli austriaci,
               Prot. .6825, 1 dicembre 1915.

                424
   419   420   421   422   423   424   425   426   427   428   429