Page 467 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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Vigilanza sulle popolazioni locali
Da un complesso di informazioni, di osservazioni dirette e di dettaglio raccolte nella zona di ope-
razioni, e soprattutto nelle retrovie delle province di Verona, Mantova, Cremona e Milano, si è
potuto trarre le seguenti deduzioni: nell’elemento civile, e soprattutto contadinesco, lo scontento
per la guerra va aumentando continuamente, scontento abilmente fomentato da una propaganda
subdola e sottile che, cessata durante il periodo più doloroso dei recenti fatti militari, ha ripreso
nuovo vigore; si insiste nuovamente nel concetto che la guerra è voluta dai signori, i quali ne
traggono tutti i vantaggi, mentre i contadini ne portano i pesi e ne subiscono i lutti; si aizza la
popolazione contro le truppe franco-inglesi, alle quali si addebita il prolungarsi delle ostilità. Si
dice che se esse non fossero venute in aiuto, si sarebbe stati obbligati a fare la pace; si instilla
nei contadini la visione di una ripartizione delle terre e degli averi, ad uso russo, e ciò soprattutto
ove esistono le grandi proprietà; si diffonde l’idea che la colpa della nostra sconfitta sia dovuta
esclusivamente agli ufficiali, e ciò per gettare la discordia fra essi e i dipendenti; […] nelle città
il fondamento della propaganda antibellica è basato sul malcontento provocato dalla penuria dei
viveri, alla quale i cittadini poco credono, ritenendo che le cibarie non manchino, ma che siano
abilmente incettate e nascoste. […] Come conseguenza si diffonde di nuovo ed ovunque un vero
senso di ostilità contro tutto quanto è attinente alla guerra. Ciò si ripercuote sui nostri soldati,
specie in quelli delle retrovie, i quali facilmente catechizzati da questa velenosa propaganda,
porteranno il veleno nelle truppe combattenti. 3
Le popolazioni rurali comprese fra il Brenta, la Piave, la linea pedemontana del Grappa e il paralle-
lo Cittadella – Castelfranco, nella loro maggior parte non sono solamente stanche, ma altresì irritate
e ormai decisamente avverse alla guerra; in esse esistono uno stato di spirito e un orientamento
di pensiero che mostra loro la guerra come una sciagura tutta a loro esclusivo danno, nella quale
sono stati travolti contro ogni loro volontà e alla quale anche una qualsiasi pace e una qualsiasi
fine è ottimo improrogabile rimedio. La guerra, dicono a coloro che le avvicinano mostrando di
comprendere le loro sofferenze, le loro preoccupazioni, la loro mentalità, l’hanno chiesta i ricchi
i quali la fanno poi fare ai nostri figli; i signori guadagnano e imboscano i loro figli, noi andiamo
in miseria, combattiamo, soffriamo, moriamo. […] Noi, vanno infine ripetendo, non ce ne importa
di austriaci, di italiani: siamo tutti uomini che patiamo e vogliamo finire di scannarci per il gusto e
la prepotenza dei governi e di coloro che nella società attuale comandano. Basta girare poche ore
nelle campagne per avvertire singole manifestazioni ostili, specialmente fra le donne, a tutto ciò
che è espressione di comando militare e a tutto ciò che è ritenuto principale causa del prolungarsi
della guerra. Così frequenti sono le ingiurie, i frizzi all’indirizzo di ufficiali passanti in automobile;
[…] così non di rado è il caso di sentir gridare dietro agli ufficiali inglesi l’epiteto di lazzaroni e di
sanguisughe. […] È parere dello scrivente che i detti elementi costituiscono una corrente deleteria
che può presto salire dal tergo alla fronte del Grappa e dissolvere lo spirito combattivo a cui detta
fronte deve in parte rilevante la propria gloriosa saldezza. 4
3 Promemoria n. 2474 in data 15 dicembre 1917 dell’ufficio informazioni del comando 1ª Armata e III corpo d’armata
indirizzato al Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito, AUSSME, fondo E-1
4 Foglio n. 458 in data 15 dicembre 1917, comando 4ª Armata – ufficio informazioni, AUSSME, fondo E-1 Il comandante
della 4ª Armata, constato anch’esso che le spirito delle popolazioni “non è in massima favorevole alla nostra causa” e che
“i poveri pensano che nulla avrebbero da perdere con la conclusione della pace e con la soggezione allo straniero, ma anzi
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