Page 78 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               nemico non fosse molto stretto, i comandi e reparti della Regia Guardia di Finanza attendevano
               essenzialmente al servizio d’informazioni, limitandosi a concorrere ai compiti di polizia militare
               (sorveglianza e repressione dello spionaggio) e vigilanza delle frontiere. Le informazioni raccol-
               te dai finanzieri e dagli agenti forestali di stanza al confine dovevano essere inviate all’Ufficio
               Informazioni del Comando del Corpo di Stato Maggiore, direttamente quando urgenti o per il
               tramite dei comandi di truppe dai quali dipendevano.  Per facilitare i collegamenti e l’inoltro
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               delle notizie era prevista la costituzione di centri di raccolta muniti di telegrafo, telefono, staffet-
               te dotate di cicli o motocicli e posti alle dipendenze di comandi di brigata/divisione.


               controspionaggio neL periodo di mobiLitazione
               I piani di radunata delle armate contenevano ciascuno il fascicolo Provvedimenti contro lo spio-
               naggio nel periodo di mobilitazione e radunata, che prescrivevano di attuare, tra l’altro: la rigo-
               rosa vigilanza contro lo spionaggio nella zona di frontiera e di occupazione avanzata; la prote-
               zione di luoghi, stabilimenti e depositi militarmente importanti; la vigilanza sulle coste, sia per
               impedire lo sbarco di emissari stranieri, sia per vietare qualsiasi comunicazione (radiotelegrafica
               - ottica - acustica) tra la terra e le navi; la vigilanza alle stazioni ferroviarie, specialmente in
               quelle importanti dal lato militare; la censura.
               Dal terzo giorno dopo l’inizio della radunata, la direzione della vigilanza contro lo spionaggio
               passava al comando del corpo d’armata mobilitato, che poteva delegare in modo continuativo
               l’ufficiale dei carabinieri addetto. Progredendo l’affluenza delle truppe nei luoghi di radunata,
               la vigilanza poteva essere conglobata nel servizio di sicurezza ed esplorazione. I comandi delle
               unità continuavano a valersi, tuttavia, largamente dei reparti territoriali di CC.RR. e delle brigate
               della R. Guardia di Finanza che funzionavano nella zona di radunata delle unità e, quando giunte
               sul posto, delle sezioni mobilitate dell’Arma.
               Nella zona di radunata andavano specialmente sorvegliati i luoghi dove si dovevano riunire o si
               riunivano le maggiori unità di truppe, le adiacenze dei rispettivi comandi e degli alloggiamenti,
               i luoghi di dislocazione dei servizi.
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               Anche la zona immediatamente retrostante a quella di occupazione avanzata doveva essere seve-
               ramente vigilata, perché ivi il nemico avrebbe potuto agire per far giungere i propri emissari sul
               fianco e sul tergo delle truppe operanti. I comandi incaricati della vigilanza contro lo spionaggio
               nella zona loro assegnata dovevano vietare rigorosamente il transito in tutta la frontiera, adope-
               rando ogni mezzo di coercizione possibile. Si doveva impedire l’esodo oltre confine di qualsiasi
               persona, eccezione fatta per stranieri e cittadini muniti di speciale salvacondotto, impedendo
               anche che automobili, o altri veicoli passassero di sorpresa per le rotabili di confine sottraendosi
               con rapida corsa all’arresto. Tutti i passi rotabili e carrarecce di confine dovevano essere, perciò,
               permanentemente sbarrati con barricate per consentire il transito a un solo veicolo dopo la rimo-
               zione temporanea degli ostacoli.
               La vigilanza per impedire lo spionaggio doveva estendersi anche sulle comunicazioni telefoni-
               che, telegrafiche e postali, utilizzabili da emissari nemici stabilitisi in territorio nazionale, dopo
               essere riusciti a eludere la vigilanza sulla linea di confine e nella zona di radunata. Pertanto, non
               appena indetta la mobilitazione, andavano proibite tutte le comunicazioni telefoniche fra privati,
               sopprimendo le linee private, salvo che potessero servire per usi militari. Occorreva inoltre av-


               37   Settore Cadore – Maé, Allegato n. 3 ai dispositivi per l’Occupazione Avanzata – R. Guardia di Finanza e Forestale –
               Volontari alpini, novembre 1914, AUSSME, fondo E-1 Carteggio sussidiario armate, busta 262.
               38   Più in generale, occorreva sorvegliare rigorosamente le osterie con alloggio e i piccoli alberghi dei luoghi abitati vicini
               alla linea di confine, le case isolate, i boschi e altri luoghi reconditi della zona montana nei quali più facilmente trovavano
               ricetto emissari nemici per esercitare lo spionaggio. Speciale vigilanza andava esercitata nelle osterie, nei piccoli caffè e in
               genere nei luoghi pubblici ove si riunivano nelle ore libere i soldati.


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