Page 186 - 8 Settembre 1943-25 aprile 1945 - La Resistenza dei Militari in Italia: un lungo percorso sino alla vittoria finale
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“8 settembre 1943-25 aprile 1945 - La Resistenza dei Militari Italiani: un lungo percorso sino alla vittoria finale”
Via Cassia. Raccolta informativa visiva: le
informazioni da dare riguardavano ovvia-
mente movimenti delle truppe tedesche
e, occasionalmente, se necessario, veniva-
no attuati, su ordine del Fronte clandesti-
no, sabotaggi su quelle Consolari.
All’interno di Roma vi era un’altra Squa-
dra che girava soprattutto per i vari sca-
li ferroviari, allo scopo di controllare i
movimenti dei convogli militari nazisti:
un’attenta osservazione degli scali ferro-
viari, stazioni e porti, militari o commer-
ciali, è sempre stata un’ottima fonte di
informazioni cosiddette ‘sensibili’, molto
necessarie specialmente in tempo di guer-
ra, per rivelare possibili piani operativi.
Non si limitava a tutto questo l’attività
informativa: due gregari della ‘banda’,
un civile e donna, Anna Gottardo, e il
padre del Rebecchi, prima dell’arresto,
raccoglievano tutte le notizie che non
erano strettamente militari ma che con-
tribuivano a tenere sotto controllo l’inte-
ra situazione, e le portavano alle stazioni
del Centro militare. Ricorda il Rebecchi
che la Gottardo, pur denunziata da spie
fasciste, continuò la propria attività infor-
La scheda di Fabrizio Vassallo presso il SIM. AUSSME - Roma mativa abbastanza pericolosa sotto falso
nome e travestendosi.
A due marescialli della Regia Marina, inseriti nel gruppo, era stato dato l’ordine di frequentare gli ambienti
nazifascisti, proprio per attingere notizie da segnalare al Comando centrale. Anche due Commissari di pub-
blica sicurezza furono incaricati di riferire al Comando della ‘banda’ quanto riuscivano a sapere circa, ad
esempio, le operazioni di ricognizione previste dalla polizia repubblicana, per trovare i militari che non si
erano presentati al richiamo e possibilmente avvisarli affinché non si facessero trovare e arrestare. La resi-
stenza non si faceva solo con le armi ma anche con comportamenti difficili e rischiosi.
Per ordine del colonnello Montezemolo, il 16 novembre 1943 circa 750 Carabinieri che appartenevano a
questa banda furono trasferiti alle dipendenze del capitano Raffaele Aversa , mentre altri 75 Carabinieri, in
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massima parte siciliani e sardi rimasero a far parte della banda ‘Filippo’.
Alla fine di novembre 1943 la forza totale della banda era di 650 uomini; questo numero però variava con-
tinuamente a seconda degli avvenimenti, dei rastrellamenti, dell’evasione dai campi di concentramento e
anche dei passaggi di elementi da banda a banda, delle perdite di vite umane, dipendendo appunto dalla
situazione locale.
Una parte dei componenti della ‘Filippo’, alla macchia, era alloggiato in capanne di Valle Aurelia, allora pe-
riferia urbana di Roma, alle quali affluivano cibo e vestiario, raccolti da civili, attraverso un capitano che si
occupava della logistica e dei rifornimenti. Nel dicembre 1943 la PAI fece irruzione in una di queste capanne
dove erano stati radunati a rapporto molti capi e capisquadra; ci fu uno scontro a fuoco e alcuni patrioti
furono catturati, altri fuggirono o rimasero feriti; 2 invece trovarono la morte, ma la ‘Filippo’ continuò ad
operare, con nuove risorse.
Al suo interno, il 15 gennaio 1944, erano state costituite due squadre di sabotatori e coloro che la compo-
23 Il capitano Aversa sarà tra coloro che saranno fucilati il 24 marzo 1944 Roma alle Fosse Ardeatine.
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