Page 187 - 8 Settembre 1943-25 aprile 1945 - La Resistenza dei Militari in Italia: un lungo percorso sino alla vittoria finale
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CAPITOLO SECONDO
nevano erano provvisti di bicicletta, unico mezzo consentito dai tedeschi; operavano lungo le Consolari,
in particolare la Flaminia e la Cassia, con un compito molto speciale: seminare quelli che, allora, venivano
chiamati tripodini (piccoli elementi a tre punte molto affilate), per bucare le gomme delle macchine militari
nazifasciste. Ricordava Rebecchi che 1.400 di questi utili piccoli strumenti di sabotaggio, furono scaglionati
sulla sola Via Flaminia, con un certo continuo successo.
Vi erano altre squadre che tentavano di ostacolare i movimenti delle truppe tedesche in entrata a Roma e
fecero questo anche quando ci fu la ritirata tedesca sotto la pressione degli Alleati, nel giugno 1944 e molti
soldati nemici morirono in questi scontri.
Ai primi di febbraio 1944 un gruppo di elementi della ‘banda’, con un tenente della Marina, integrato nella
compagine, vollero assicurarsi dell’efficienza della Stazione radio di Santa Rosa, in località La Storta vicino
Roma, per organizzare eventuali atti di sabotaggio. Penetrarono nel recinto della Stazione; si assicurarono
della completa inattività della stessa, ordinando a un gregario della banda, un militare della Marina, di sorve-
gliare la Stazione. Poco tempo dopo però la ‘Filippo’ si disinteressò della Stazione perché questa era passata
sotto diretta sorveglianza e controllo del Fronte della Marina.
Il 10 marzo 1944 il padre del Rebecchi fu arrestato dal SID, il Servizio Informazioni Difesa della, Repubblica
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Sociale Italiana per sospetto spionaggio . Quel Servizio Informazioni aveva tenuto sotto controllo con nu-
merose perquisizioni la famiglia del Rebecchi padre; in seguito a tali avvenimenti, Nicola, dopo aver richiesto
un regolare permesso al Comando Centrale della Resistenza si fece riassumere in servizio all’ospedale milita-
re, come analista (la sua professione nel mondo civile), e poter così continuare l’attività clandestina, proprio
in collaborazione con altri militari appartenenti a gruppi di resistenza, anche allo scopo di far ricoverare molti
patrioti, con inesistenti malattie, e in secondo tempo, poter firmare anche delle false licenze di convalescenza
per molti giovani che erano obbligati a presentarsi alle armi, sabotando così gli ordini della RSI.
Una volta al Celio , ‘Filippo’, con l’aiuto di Quirino Armellini (che aveva sostituito Montezemolo arrestato),
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dei colleghi dei vari reparti e di alcune crocerossine, organizzò i servizi sanitari per coloro che erano inseriti
nella sua e in altre ‘bande’, spesso trasportandoli con varie scuse di carattere medico in altri posti, per sot-
trarli al servizio di guerra tedesco.
La ‘Filippo’ curava anche la distribuzione periodica di manifestini di propaganda e di incitamento alla resi-
stenza attiva e passiva contro l’oppressione tedesca, sempre in base ad accordi col Fronte Clandestino. Tra
gli elementi della ‘banda’, vi erano coloro che tenevano o trasportavano armi e munizioni; coloro che auda-
cemente sottraevano da depositi della PAI o dei tedeschi, quando possibile, cassette di munizioni. Una ditta,
la Cioffi, operante a Roma in via Crescenzio fornì, a pagamento, divise, distintivi, fasce per l’organizzazione
clandestina della banda ma molto spesso anticipò anche i fondi per il pagamento delle decadi salariali, quan-
do il Comando centrale li trasmetteva in ritardo: finanziatori di ‘bande’, come molti altri civili.
Il 25 marzo 1944 una emittente inglese che si trovava nei pressi del Forte Boccea (un ufficiale italo-inglese
operante con nome di codice ‘Alberto’) segnalò a Radio Londra l’esistenza della ‘Filippo’ e da allora Londra
trasmise degli ordini servendosi di frasi in codice come Filippo dorme o Anna dorme e molte altre, altrettanto
fantasiose, indicazioni sempre riferentesi alla ‘banda’.
La notte sul 4 giugno 1944, sapendo che gli angloamericani stavano per entrare in Roma, allo scopo di
presentarsi all’alleato in fase operativa, furono mobilitati tutti gli elementi: la ‘banda’ si presentò in perfetta
divisa (tuta cachi, bustina, distintivi e fasce), armata, al punto di raduno sito nel romano quartiere Prati dove,
in Viale Angelico 19, infatti, venne issato il Tricolore. Successivamente la prima compagnia della ‘Filippo’
raggiunse le truppe angloamericane, che erano in prossimità del Forte Boccea, rastrellando nel percorso
elementi nemici sbandati, oppure lasciando gruppi di militari per un servizio di polizia, fornendo anche ad
ufficiali americani informazioni di carattere topografico militare. La seconda compagnia della ‘banda’, forte
di 80 elementi, occupò il Forte di Monte Mario, catturando 25 militari tedeschi con carro armato e relativo
vario armamento. I prigionieri furono subito consegnati alle autorità militari inglesi e al Commissariato di
pubblica sicurezza del rione Borgo a Roma. Un’altra compagnia occupava l’ospedale militare Baldi, recupe-
24 Maria Gabriella Pasqualini, Il SID nella RSI-L’organizzazione dell’intelligence nella Repubblica Sociale Italiana in ‘Annali della Fonda-
zione La Malfa - 2008’ - Gangemi, Roma 2009, pp. 245-256.
25 Ospedale militare in Roma tuttora funzionante.
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