Page 192 - 8 Settembre 1943-25 aprile 1945 - La Resistenza dei Militari in Italia: un lungo percorso sino alla vittoria finale
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“8 settembre 1943-25 aprile 1945 - La Resistenza dei Militari Italiani: un lungo percorso sino alla vittoria finale”



           per controllare gli orientamenti della popolazione e i partiti politici, tanto da mantenere la sezione del con-
           trospionaggio italiano, composta al 90% da elementi dell’Arma, sotto il proprio impiego, il Battaglione 808
           controspionaggio - CS (v. infra). I partiti politici, già, tutti o quasi, orientati verso una soluzione repubblica-
           na, temevano la fedeltà assoluta di quell’Istituzione verso la Monarchia.
           Caruso non era uomo da arrendersi di fronte a queste difficoltà e decise di andare a parlare con il Tommasi:
           un’ottima mossa. Durante il colloquio gli chiarì quali erano le sue idee sulle funzioni dell’Arma e sulla sua
           apoliticità, sempre più necessaria in quel periodo ancora confuso, durante il quale era imperativo preparare
           progetti anche per la ricostruzione del Paese. Si offerse di compattare e riorganizzare tutti i Carabinieri che
           erano in clandestinità. Tommasi capì che l’idea di Caruso era molto valida, soprattutto pensando all’immi-
           nente dopoguerra, che sarebbe sicuramente arrivato (speravano in meno di un anno) e si convinse che in
           quel momento era necessario e utile che l’Arma non si appoggiasse ad alcun partito. Ne parlò dunque a
           Sorice e a Montezemolo.
           Alla fine di ottobre - primi di novembre 1943, Caruso ebbe un secondo incontro con il De Sanctis il quale,
           mutato l’atteggiamento, ebbe a dirgli che era stato fatto il suo nome come Capo del Fronte Clandestino di
           Resistenza dei Carabinieri di Roma.
           Montezemolo, accertatosi di questo consenso trasversale, dispose la fusione del ‘Gruppo De Sanctis-Blun-
           do-Barsanetti’ con quello di Frignani-Aversa, verso la fine del novembre 1943.
           Fatta la fusione e incaricato del comando, Caruso si attivò immediatamente per dare un rigido inquadramen-
           to ‘istituzionale’, che svincolasse gli elementi dell’Arma dai partiti. Occorreva anche nominare i responsabili
           dei vari settori ma il 10 dicembre 1943, furono arrestati alcuni suoi collaboratori e fermato lo stesso colon-
           nello De Sanctis, con il finanziatore del Gruppo, commendator Carbone.
           Caruso diede comunque avvio ad alcune nomine: suo Capo di Stato Maggiore fu il maggiore Ugo De Caro-
           lis e Sottocapo, il capitano Pietro Manconi. Provvide anche a organizzare un Servizio Informazioni interno
           per la redazione di un bollettino informativo che veniva regolarmente trasmesso al Centro X del Fronte
           Militare di Montezemolo-Armellini. Alla fine del 1943 l’organizzazione ‘Caruso’ aveva già una forza di 6.000
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           uomini tra ufficiali, sottufficiali, appuntati e carabinieri .
           Finalmente, il 2 gennaio 1944 il gruppo dirigente del Fronte Carabinieri poté riunirsi insieme al colonnello
           Montezemolo, ai Parioli, in casa del diplomatico italiano Antonio Cottafavi, considerato di sicura fede an-
           titedesca. Caruso ricorda che Frignani non si presentò quel giorno per motivi di sicurezza: era attivamente
           ricercato e, infatti, di lì a pochi giorni, sarebbe stato condotto a Via Tasso.
           In quella riunione, Caruso espose al Capo della Resistenza militare di Roma quel che aveva fatto per costi-
           tuire il Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri e come lo aveva organizzato: in pratica aveva rico-
           stituito una ‘clandestina’ Legione di Roma in funzione antitedesca. Aveva radunato un numero di elementi
           maggiore del preventivato, molto elevato se si considerano anche altre formazioni che aderivano alla sua.
           Il Fronte, espose Caruso, si articolava in un Raggruppamento Territoriale (anche indicato come Gruppo ter-
           ritoriale), al comando di Giovanni Frignani, insieme al maggiore Ugo De Carolis, rientrato fortunosamente
           a Roma da Torino dove era in servizio  (che aveva rifiutato di consegnarsi ai tedeschi e si era sottratto alla
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           deportazione), al capitano Paolo Vigneri, ed un Raggruppamento Mobile in stretto collegamento con for-
           mazioni partigiane delle altre regioni, nelle quali erano affluiti anche molti elementi dell’Arma. Il maggiore
           De Carolis, un esperto del settore informativo, aveva collaborato a Salonicco con il tenente colonnello Faed-
           da (o Fadda), inserito nel Ministero degli Esteri, e aveva viaggiato lungamente, sotto copertura, in Ungheria,
           Bulgaria e Albania, avendo per missione di acquisire informazioni sui tedeschi e sull’organizzazione della
           loro attività informativa nei Balcani. Pur spostandosi con un passaporto intestato a Giuseppe de Carolis, di
           professione ingegnere, era molto noto ai Servizi tedeschi ed era costantemente controllato nei suoi viaggi
           nei Balcani, dalla Gestapo. A parte il fatto di avere collaborato nella Resistenza a Roma, la sua morte alle
           Fosse Ardeatine nel marzo 1944, fu dovuta anche, e forse soprattutto, a questo suo curriculum di ‘informa-
           tore’ che i comandi tedeschi ben conoscevano, professionalità specifica che mise al servizio della resistenza.


           31   AUSSME, I-3, b. 149, Contributo dell’Arma dei Carabinieri Reali del Fronte Clandestino di Resistenza: si indicano 7.000 uomini.
           32   Per ulteriori notizie su questa figura di ufficiale, cfr. Ugo De Carolis, M.V.O.M. in ‘Quaderno di Studi in occasione del centenario
           della nascita’, Città di Santa Maria Capua Vetere, S.M. Capua Vetere, 1999, p. 23 e ss.

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