Page 195 - 8 Settembre 1943-25 aprile 1945 - La Resistenza dei Militari in Italia: un lungo percorso sino alla vittoria finale
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CAPITOLO SECONDO



           San Lorenzo in Lucina, quello del Viminale, quello di Trastevere, quello dei Parioli e quello di Viale Mazzini;
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           in tutto con una forza complessiva di 2.800 elementi tra ufficiali, sottufficiali e truppa .
           Compito importante dei nuclei era anche quello di impedire, proprio al momento dell’azione, qualsiasi for-
           ma di violenza sulle persone, sulla proprietà o sugli edifici, che il nemico o elementi ritenuti irresponsabili
           avrebbero potuto compiere. Ai primi del mese di febbraio il Gruppo compilò un piano di operazione che
           non rispondeva più a uno precedente pianificato nel mese di novembre. Ricorda Geniola nella sua relazione
           che gli obiettivi furono snelliti, alcuni più importanti aggiunti del tutto, come risulta dalla allegata pianta di Roma . Mentre
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           in un primo tempo il comando dei nuclei era stato affidato per l’impiego al Capitano Comandante, in un secondo momento il
           Centro Militare con la costituzione di vari settori, ravvisò la necessità di trasferire alla dipendenza dei comandanti di questi
           ultimi tutti i nuclei carabinieri del gruppo territoriale; e ciò per l’unità d’impiego e d’indirizzo lasciando al Capitano Coman-
           dante l’ingerenza inerente alla parte tecnico professionale considerando così i nuclei alla stessa stregua delle sezioni mobilitate
           presso le grandi unità operanti.
           Un interessante dettaglio che dimostra come questo Gruppo Territoriale si fosse ben integrato nel quadro
           della resistenza insieme alle altre Unità dell’Esercito.
           Ci fu un momento di difficoltà fra l’aprile e il maggio, quando si diffusero dei timori, peraltro giustificati,
           perché era stato minacciato un provvedimento di esecuzione capitale a carico di ufficiali in Servizio Perma-
           nente Effettivo (SPE) e quegli elementi delle classi di leva che, richiamate, non si fossero presentati o non
           avessero regolarizzato la propria posizione militare prima del 25 maggio. Nonostante la grave minaccia,
           risultò che nessuno si era presentato.
           Era un momento particolarmente difficile perché sia le SS tedesche sia la Guardia Nazionale Repubblicana
           avevano intensificato le ricerche dei militari renitenti, e soprattutto quelli dell’Arma perché secondo ordini
           pervenuti dal Nord l’organizzazione dei carabinieri doveva essere completamente stroncata con la ricerca, l’arresto e la fu-
           cilazione di quegli ufficiali che, era noto, erano i professionali organizzatori di questi Fronti di resistenza. A
           Berlino si erano ben resi conto che la deportazione dei Carabinieri, attuata il 7 ottobre 1943, non era servita
           a molto, visto che i servizi informativi tedeschi erano venuti a conoscenza di quel che era stato organizzato
           a Roma e in altre regioni vicine, proprio da quegli elementi dell’Arma che si erano sottratti alla cattura.
           La rete informativa, di grande necessità, era stata creata urgentemente con un lavoro interessante, molto
           professionale di organizzazione: formarono delle squadre presso i rispettivi nuclei con il compito di fornire
           notizie di carattere generale ai propri comandanti di settore; fu costituito un Centro informativo alle dirette
           dipendenze del Capitano Comandante e del Capitano Manconi, i quali avevano il compito di trasmettere
           notizie di carattere militare, politico, amministrativo, finanziario all’Ufficio Informazioni del Centro R Mi-
           litare, dopo aver raccolto e valutato il materiale, compilando un notiziario di informazioni di una mole vera-
           mente immane. Era stato agganciato e poi immesso nella rete, personale scelto e fidato presso la Questura, i
           Commissariati, la Federazione Fascista, il Governatorato, l’Annona, l’Ufficio Anagrafico, l’Ufficio Stralcio
           dei Carabinieri, il Comando Regionale della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), il Comando Militare
           provinciale e regionale, lo Stato Maggiore dell’Esercito, la direzione di Roma del Ministero dell’Interno, e,
           persino, personale di segreteria nei vari comandi tedeschi; anche l’Ufficio Politico della GNR non era esente
           da simile controllo ‘clandestino’. I nuclei si erano infiltrati anche presso i vari alberghi della capitale nei quali
           usavano risiedere molti alti ufficiali nazisti e molte spie o presunte tali, comunque interessanti da monitorare
           per gli incontri che potevano avere. La parte più importante dei Notiziari era costituita dalle informazio-
           ni di carattere militare, su campi da aviazione, schieramenti di artiglieria, movimenti di comandi e truppe
           tedesche, depositi di munizioni e carburanti, trasporti, attività di patrioti, controspionaggio e tutte quelle
           altre notizie che potevano dare al Fronte Militare Clandestino di Resistenza in modo capillare lo stato della
           situazione, importante collegamento in Roma tra le varie forze, che stavano resistendo, in una città sempre
           più tesa per la dura occupazione nazista e fascista repubblicana.
           Anche in provincia l’attività era stata svolta con ricognizioni molto rischiose, soprattutto nella provincia di
           Viterbo e Rieti, con la collaborazione anche di molto personale delle altre Armi. L’organizzazione informa-



           35   ACCDBSD, Fondo Caruso, Relazione del capitano Giorgio Geniola, cartella 1496-16.
           36   Non rivenuta nel fascicolo.

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