Page 27 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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I rapporti italo-jugoslavi tra le due guerre


                La corona jugoslava passa a Petar, il figlio di Aleksandar ancora undicenne, e
             la reggenza al principe Pavle, cugino del sovrano. Il reggente invita l’economi-
             sta e politico serbo Milan Stojadinović a formare il nuovo governo. Stojadinović,
             che non nasconde le proprie simpatie per fascismo e nazismo, allenta progressi-
             vamente i tradizionali legami jugoslavi con Francia e Inghilterra. La distensione
             italo-jugoslava è inaugurata nel 1936 dalla ripresa delle relazioni commerciali e
             il 25 marzo 1937 stabilita dal trattato di amicizia firmato a Belgrado da Galeazzo
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             Ciano:  l’accordo politico-economico prevede il rispetto delle frontiere comuni e
             la promessa di non tollerare attività dirette contro l’integrità territoriale e l’ordi-
             ne esistente nell’altro Paese.  L’Italia s’impegna dunque a non sostenere le atti-
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             vità dei fuoriusciti croati. Una dichiarazione segreta riguarda esplicitamente gli
             ustaša ospiti in territorio italiano: Pavelić e Kvaternik sarebbero stati internati e
             posti nell’impossibilità di svolgere attività politica, i loro uomini trasferiti nelle
             colonie italiane in destinazioni segnalate alla polizia jugoslava e i campi parami-
             litari chiusi. Le autorità italiane avrebbero fornito alle jugoslave una lista di croati
             che sarebbero potuti rientrare in patria avvalendosi di un’amnistia del governo di
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             Belgrado.  Pavelić, almeno formalmente, è costretto a sciogliere l’organizzazione:
             dei circa cinquecento ustaša presenti in Italia duecento rientrano in Jugoslavia,
             altri sono inviati in Libia e in Somalia, altri ancora rimangono a Lipari (il numero
             più consistente) o confinati in Sardegna, Sicilia e nell’Italia meridionale.  I primi
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             a rimpatriare sono proprio i più compromessi col movimento, con la volontà di
             riprendere la propaganda direttamente in patria.
                Nel marzo del 1938 l’anschluss è per l’Italia una dura battuta d’arresto alle aspi-
             razioni  nell’Europa  danubiano-balcanica.  L’assorbimento  dell’Austria  nel  reich
             sposta decisamente a favore della Germania l’equilibrio delle potenze europee nel
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             settore centro-orientale.  La crisi dei Sudeti e il patto di Monaco del 30 settembre
             1938 sono il passo successivo del revisionismo hitleriano, che alimenta, tra l’altro,
             le aspettative di alcuni ambienti nazionalisti croati di poter attuare per la Jugoslavia
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             soluzioni simili a quelle adottate per lo Stato cecoslovacco.  Conservare buoni rap-

                dell’Italia al confine orientale, vol. 2, p. 60; M. Bucarelli, op. cit., pp. 310-312.
             9  ASDMAE, b. 1165 (UC 49), Ministero degli Affari Esteri, Accordi di Belgrado, 25 marzo
                1937-XV, Roma, 1937; id., Ministero degli Affari Esteri, Appunto per il Duce, Resoconto dei
                colloqui con il Presidente Stojadinovich, f.to Ciano, 26 marzo 1937-XV.
             10  Ibidem, Dichiarazioni segrete italiane, Jugoslavia, Beograd, 25 mars 1937-XV.
             11  Ibidem, Copia, n. 144, Jugoslavia, Strictement secret, Beograd, 25 mars 1937-XV.
             12  Ibidem, b. 1166 (UC 50), a Eccellenza Dott. Filippo Anfuso, Roma, f.to Ante Pavelić, 12 ot-
                tobre 1940-XVIII.
             13  Ibidem, Colloqui Stojadinovich-Ciano, Venezia 16-17-18 giugno 1938-XVI, Ministero degli
                Affari Esteri, Segreto, Appunto per il Duce, Venezia, 18 giugno 1938-XVI.
             14  Si veda E. Collotti, T. Sala, G. Vaccarino, L’Italia nell’Europa danubiana durante la seconda

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