Page 29 - La quinta sponda - Una storia dell'occupazione italiana della Croazia. 1941-1943
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I rapporti italo-jugoslavi tra le due guerre
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gli interessi italiani. Ciò porta Belgrado a temere seriamente anche l’eventualità
di un intervento italiano alla frontiera slovena, timori che aumentano in seguito
all’azione italiana in Albania dell’aprile 1939. Poco tempo dopo (26 agosto) è
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infine firmato lo Sporazum (accordo) serbo-croato per un governo di coalizione con
Cvetković presidente, Maček alla vicepresidenza, Cincar-Marković ministro degli
Esteri e la presenza nella compagine di altri quattro ministri croati, cercando così di
assicurare ai croati un peso più rilevante nella vita politica jugoslava (alla Banovina
Hrvatska è riconosciuta un’ampia autonomia da Belgrado); sostanzialmente, però,
lo Sporazum realizza una spartizione territoriale del potere che avrebbe mostra-
to presto i propri limiti mancando l’occasione di risolvere la questione nazionale.
L’autonomia è infatti considerata dai croati una momentanea concessione dovuta
alla critica situazione internazionale e in quanto tale facilmente revocabile. Maček
per mantenere fede all’accordo deve affrontare le derive estremiste del movimento
croato, ricorrendo alla forza contro la propaganda ustaša.
Iniziato il secondo conflitto mondiale, la sopravvivenza dello Stato jugoslavo
diventa sempre più dipendente dai suoi rapporti con i due potenti vicini, l’Italia e
la Germania, confinante con il regno dei Karađorđević dopo l’anschluss. La que-
stione fondamentale che si pone agli Stati danubiano-balcanici è la posizione da
assumere nei confronti del conflitto. Berlino conta sulla loro neutralità, di fatto un
allineamento agli interessi politico-economici tedeschi senza assumere posizioni
apertamente anti-occidentali. L’Europa sud-orientale rappresenta per la Germa-
nia una preziosa riserva di materie prime e di risorse indispensabili alla vittoria:
qualsiasi mutamento dello status quo nell’area avrebbe messo a rischio un settore
essenziale, danneggiando per di più le relazioni con l’Unione Sovietica. Berlino in-
tende monopolizzare le esportazioni jugoslave, anche se Belgrado tenta di opporsi
mirando all’industrializzazione dello Stato, in special modo nel campo della produ-
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zione bellica. L’Italia deve invece dimostrare di non essere da meno dell’alleato
tedesco, tutelando i propri interessi nei Balcani. All’inizio del 1940 Ciano riprende
i contatti con gli emissari croati per progettare piani d’insurrezione che legittimino
18 ASDMAE, b. 1494 (AP 29), Dichiarazioni tedesche di disinteresse per la Croazia e ricono-
scimento del preminente interesse italiano, Ribbentrop a Ciano, Berlino 20 marzo 1939. Si
veda anche G. Ciano (a cura di R. De Felice), Diario 1937-1943, Milano, Rizzoli, 2006, 17
marzo 1939.
19 ASDMAE, b. 1165 (UC 49), Comunicato dei colloqui di Venezia del 22-23 aprile 1939-XVII
tra S.E. Ciano ed il Ministro degli Affari Esteri di Jugoslavia sig. Zinzar-Markovic, Venezia,
23 aprile 1939-XVII; id., Viaggio del Principe reggente Paolo di Jugoslavia e della Princi-
pessa Olga a Roma, 10-13 maggio 1939-XVII, Comunicato dei colloqui e testo dei brindisi
pronunziati al Quirinale il 10 maggio 1939-XVII.
20 AUSSME, I-4, b. 6, fasc. 5, Ufficio di S.E. il Capo di Stato Maggiore Generale, Promemoria
per S.E. il Capo di Stato Maggiore Generale, oggetto: Informazioni sulla Jugoslavia, Roma,
13 ottobre 1939-XVII. Cfr. anche E. Collotti, T. Sala, G. Vaccarino, op. cit., pp. 20-21 e 27.
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