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I «DIMENTICATI» DELL’ESTREMO ORIENTE. LA STORIA DEI PRIGIONIERI DI GUERRA
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            A Kobe, dopo l’autoaffondamento della nave Calitea, l’e-    Tokyo , nelle quali erano considerati internati civili ,
            quipaggio fu rinchiuso per giorni nel palazzo della camera   contrassegnati da un numero e sorvegliati dalla polizia
            di commercio locale  e il comandante Mazzella fu portato    militare giapponese, la Kempeitai. Altri furono invece
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            altrove, separato dal resto dell’equipaggio . Successiva-   imbarcati come lavoratori civili su navi tedesche: è il caso
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            mente, intorno al 25 settembre 1943, tutti furono dichia-   delle navi Mosel e Havenstein.
            rati prigionieri di guerra, contrassegnati con un numero    Sulla prima, impiegata per trasporti locali, furono imbarca-
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            di prigionia e trasferiti nel campo di concentramento di    ti alcuni militari italiani  fino all’affondamento della nave
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            Hirohata , nella provincia di Himeji, distretto di Osaka.   a causa di una mina nei pressi di Shimonoseki (Giappone) il
            Nel campo vi erano due comandi, uno giapponese e uno        18 aprile 1945 ; sulla Havenstein furono impiegati circa
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            italiano , quest’ultimo in mano al tenente di vascello Ben-  42 ex prigionieri italiani  fino all’abbattimento del piro-
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            tivoglio e, in seguito, al tenente di vascello Scotto di Per-  scafo sotto un bombardamento alleato nel porto di Takao
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            ta, i quali insieme ad altri militari  imponevano un clima   (Formosa, Taiwan) il 12 ottobre 1944 , nel quale moriro-
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            di terrore nel campo, controllando i servizi di mensa, pic-  no militari italiani e dopo il quale i superstiti riuscirono a
            chiando e maltrattando i compagni di prigionia che pro-     rientrare a Kobe solo nel febbraio 1945.
            testavano per la scarsità del vitto. La sofferenza più grande   Gli equipaggi presenti a Singapore, vale a dire quelli dei
            per gli internati nel campo di Hirohata era infatti la fame,   sommergibili  Giuliani, Torelli e  Cappellini - quest’ultimo
            a tal punto che le relazioni dei prigionieri rimpatriati ri-  scortato nella città da Sabang - furono inizialmente rin-
            portano con insistenza il dato quantitativo della perdita di   chiusi nei loro alloggi e in seguito trasferiti in un campo di
            peso, subita nei mesi di prigionia, condizione estrema che   concentramento fuori dalla città di Singapore, nel quale si
            indusse il 2° capo infermiere Bordino  a riferire che la de-  trovavano già alcuni prigionieri indiani .
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            nutrizione era tale da rendere lui e i suoi compagni incapaci   La scelta dell’adesione fu sottoposta agli internati italiani
            di muoversi dalla posizione distesa.                        nel novembre 1943. Rifiutarono di firmare tutti gli ufficiali
            Anche nel campo di Hirohata fu sottoposta ai militari ita-  del sommergibile Giuliani e alcuni del Torelli, mentre l’equi-
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            liani la scelta dell’adesione alla RSI in cambio della liber-  paggio del Cappellini aderì al completo . Risulta inoltre
            tà, con sottoscrizione dell’impegno di non sabotaggio nei   che sia il sommergibile Cappellini che il Torelli furono ri-
            confronti delle autorità giapponesi . In seguito all’ade-   messi in efficienza, passarono in mani tedesche e su di essi
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            sione, che probabilmente avvenne pressoché in massa ,       furono impiegati alcuni militari italiani .
            alcuni furono liberati come civili nell’aprile 1944 e altri   Altri militari furono inviati, sotto le autorità tedesche, a
            nel luglio 1944, ma solamente dopo la liberazione ven-      Batavia (Giacarta, Indonesia) dove rimasero fino alla fine
            nero a conoscenza degli accordi intercorsi tra le autorità   del conflitto, quando l’isola fu occupata dalle forze armate
            giapponesi e italiane in merito al lavoro obbligatorio .    olandesi.
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            Una volta liberati in molti furono infatti inviati a lavo-  Altri ancora furono imbarcati su navi tedesche: è il caso
            rare nelle acciaierie Shibaura Denki di Adachi-ku presso    delle navi Burgenland, Weserland, Braghe, Quito e Bogotà.



            94  Ibidem, fascc. 189, 229 e 238.                          pieno il significato, ne sono esempio i fascc. 189, 198, 257 e 515.
            95  Ibidem, fascc. 249.                                     101   Non è riportato in nessuna relazione il numero di quanti,
            96   Ibidem, fascc. 83, 107, 189. Il sergente Scialanga, fasc. 468,   prigionieri nel campo di Hirohata, non aderirono.
            riferisce che si trovava a circa 2 ore di treno da Kobe. Del campo di   102  Ibidem, fasc. 257.
            Hirohata sono presenti nelle carte inventariate quattro certificati di   103  In alcune relazioni con lo stesso nome è designato un campo di
            prigionia, o copie di essi, in USMM, fondo Commissione d’Inchiesta   concentramento, non è stato possibile stabilire con certezza se vi
            Corpo Equipaggi militari marittimi di Napoli, fascc. 41, 83, 158, 389.   era un campo vicino alle acciaierie oppure se il riferimento è alle
            Si veda il certificato di prigionia nel Campo di concentramento di   fabbriche stesse.
            Hirohata rilasciato dalla Polizia della Prefettura di Hyogo, Kobe   104  Lo testimoniano i fascc. 92, 497, 328, 227, 257, 297.
            (Giappone), in lingua inglese riportato nella appendice fotografica   105   Non  è  stato  possibile  risalire  al  numero esatto,  nelle  carte
            (Fig. 3).                                                   inventariate risultano in numero di 21.
            97  Questa condizione fece affermare al fuochista Pino di essere stato   106  Ibidem, fascc. 158, 160, 243, 490, 516.
            «due volte prigioniero», prima prigioniero dichiarato dai giapponesi,   107  Così riporta il sottocapo Quaranta. Ibidem, fasc. 322.
            poi internato maltrattato dal comando italiano nel campo. USMM,   108  Il sottocapo Quaranta riporta che morirono 26 compagni. Ibidem,
            fondo  Commissione d’Inchiesta Corpo Equipaggi militari marittimi di   fasc. 322.
            Napoli, fasc. 515.                                          109  Solamente il sottocapo Pastore, fasc. 421, riporta il nome del
            98  Il capo di seconda classe Peirano elenca i nomi del gruppo formatosi   campo Mebto, ma non si trova riscontro in nessun’altra relazione.
            intorno ai comandanti nel campo. Si veda anche la relazione del   Dal riassunto degli eventi in USMM, fondo Periodo postbellico dopo l’8
            marinaio Di Liso il quale definisce il loro comando un “regime di   settembre 1943 - Commissione centrale discriminazione/epurazione, b. 31,
            terrore e di fame”. Ibidem, fascc. 249 e 289.               risulta che i militari furono prigionieri nei campi di Kanji, di Sime
            99  Ibidem, fasc. 163.                                      Road, di Sebarang e infine di Changi.
            100  Dalla documentazione si può dedurre che i militari furono costretti   110  Ibidem, fascc. 60, 288, 507, 458.
            a firmare fogli scritti in lingua giapponese senza comprenderne a   111  Ibidem, fascc. 199 e 462.

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