Page 169 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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             consentivano  la  difesa  sia  da  attacchi  provenienti  dal  mare,  con  i  due  forti
             "esterni",  sia  dall'entroterra,  con  i  due  forti  "interni".  Tutti  e  quattro  i  forti,
             ricostruiti  da ingegneri  tedeschi  dopo la  loro cattura da parte anglo-francese  il
             20  maggio  1858,  avevano  un  armamento  complessivamente  buono,  il  loro
             fuoco  consentiva di  coprirsi a vicenda e,  verso il  mare,  dominavano  una spianata
             scoperta, fangosa, viscida e piena di pali aguzzi. Avvicinarsi a quei forti non sembrava
             impresa facile.  Davanti ad  essi  erano ancorate quattro modernissime controtorpe-
             diniere cinesi,  appena comprate in  Germania e, se  quanto si  diceva era vero, si
             stava allestendo a  terra un sistema lanciasiluri che avrebbe  impedito a  qualsiasi
             nave  di  risalire  impunemente il  fiume.  Infine  i forti  erano coperti dalla  parte a
             mare  dalla  barra  di  Ta-ku,  distante  da  terra  oltre  10  miglia  e  i  cui  passaggi,
             profondi  da  50  centimetri  a  5  metri  a  seconda  della  marea,  consentivano  il
             transito solo a 9(16) delle 43  navi alleate, costrette quindi a restare tanto lontane
             dai forti stessi da averli praticamente fuori tiro. Stabilita la necessità di un'operazione














                                                                              Tsinq  lou  lui























                                La zona tra  la  foce del Pei-ho  (forti di Ta-ku)
                                             e Tien-tsin
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