Page 201 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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comunque di una cifra notevole(40). Durante le trattative di pace, a partire dal
6 aprile 1901, gli alleati decisero di ridurre i propri contingenti mantenendo
duemila uomini a guardia delle Legazioni a Pechino, duemila uomini a difesa
della città di Tien-tsin, 1500 uomini fra Cin-kua-tao e Shan-hai-kwan, oltre a
presidi stabili, di circa 300 uomini l'uno, lungo la ferrovia Manciuria - Shan-
hai-kwan - Ta-ku(41). Gli italiani partecipavano con 200 marinai alla difesa delle
Legazioni (onore assegnato alla Marina per l'eroica partecipazione alla difesa
delle Legazioni durante l'assedio della città e rimasto tale fino alla fine della
permanenza italiana in Cina), 400 uomini a Tien-tsin, 100 uomini a Shan-hai-
kwan, fino alla distruzione dei Forti (in effetti anche qui i marinai rimasero fino
al 1943), un presidio a Kuang-tsung, lungo la linea ferroviaria. Nel quadro del
ridimensionamento dei vari contingenti, il 15 giugno 1901 rimpatriò un primo
nucleo di truppe italiane. Successivamente, decisa l'ulteriore riduzione del
contingente, a luglio, un primo scaglione lasciò Pechino in treno e raggiunse
Tong-ku imbarcando su un piroscafetto noleggiato con cui raggiunse in rada i
piroscafi. Il 10 agosto 1901, lasciò Pechino il secondo scaglione con il colonnello
Garioni, salutato con gli onori militari da un drappello di Lancieri britannici. Il
4 agosto, alle 18.30, iniziò il rimpatrio di una parte del Corpo di Spedizione,
circa 1.200 uomini, con i piroscafi Singapore (22 ufficiali e 594 truppa) e
Washington (16 ufficiali e 589 truppa), appositamente noleggiati, giungendo a
Napoli il mattino del 12 settembre.
Cosa ricavava l'Italia dal suo impegno contro i Boxer? Intanto un'indennità
pari a circa 26 milioni e 617 mila taels (cioè il 5.91% della indennità imposta
alla Cina) vale a dire circa 2.364 miliardi di lire attuali. Inoltre, alla fine di
febbraio del 1901, d'accordo con il Ministero degli Esteri, l'ammiraglio Candiani
ordinò al Comando Centrale della R. Marina, di occupare a Tien-tsin un terreno
di circa 600.000 metri quadri, liberi, sulla sinistra del fiume Pei-ho. I.:azione fu
improvvisa e colse tutti di sorpresa. Non vi furono reazioni né da parte degli
alleati, né da parte cinese. Così, quando si arrivò alla conclusione delle trattative
di pace, l'Italia ne uscì con un premio di consolazione, altamente simbolico
anche se economicamente irrilevante: ottenne in perpetuo, a decorrere dal 7
giugno 1902,457.800 metri quadrati di terreno per una propria Concessione (42).
Il Governo cinese consentiva "a cedere in perpetuo al Governo italiano come
Concessione una estensione di terreno sulla riva sinistra del fiume Pei-ho, nella
quale il Governo italiano eserciterà piena giurisdizione nello stesso modo stabilito
per le concessioni ottenute da altre nazioni" (43). Si trattava di una striscia di
terra paludosa, con 16000 abitanti stipati in baracchette di fango e paglia tritata,
fra cimiteri, pozzanghere e saline, dove il Governo italiano aveva il diritto di
mantenere un presidio armato, così come nella propria Legazione a Pechino e
nel forte di Shan-hai-kwan. Il 10 agosto 1901, le Potenze consentirono a 5600