Page 228 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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LA  PARTECIPAZIONE  ITALIANA  ALLA  SPEDIZIONE  INTERNAZIONALE  CONTRO  I  I\OXER...   219


         cui era stato sempre piegato dalle altre potenze,,(8). Si ebbe una reazione disordinata
         e  confusa  da  parte  sia  dei  rappresentanti  italiani  in  loco  che  del  governo,  e  si
         giunse  persino  a un  ultimatum  presentato da  De  Martino  al  governo  imperiale,
         utilizzando  un  metodo a  dir  poco sconcertante  rispetto al  modus ojJerandi  delle
          altre  potenze  le  quali  avevano  sino  ad  allora  ammantato  di  rispettoso  sussiego
          ogni  richiesta  alle  autorità  del  Celeste  impero.  Ma  prescindendo  dalla  brutalità
          utilizzata  dalla  diplomazia  italiana,  l'elemento  più  significativo - che  in  qualche
          modo confermava l'approssimazione della strategia italiana - fu  l'abbandono del
          Ministro De Martino da parte del governo italiano, il quale ne sconfessò l'operato
          e lo richiamò in patria, accusandolo di  avere  agito autonomamente.  In  realtà, 1'8
          marzo  1899  il  Ministro  Canevaro  aveva  inviato  un  telegramma  al  Ministro  a
          Pechino dal tenore inequivocabile: ''Autorizzo presentare ultimatum chiedendo che
          entro  quattro  giorni  Governo cinese  accetti  in  principio  la  nostra  domanda e si
          dichiari pronto amichevole negoziato per stabilire particolari. Mancando risposta
          affermativa entro termine stabilito Incoronato dovrà ritirarsi da Pechino coi marinai
          e  disporre  per  immediata  occupazione"(9).  Poche  ore  dopo  tuttavia  un  nuovo
          telegramma  della  Consulta  annullava  il  precedente:  ma,  come  sarebbe  emerso
          successivamente, la confusione generatasi avrebbe portato il diplomatico a presentare
          comunque il famigerato ultimatum, scatenando una polemica che avrebbe investito
          il  Parlamento stesso.  Nell'azione intrapresa per San-mun,  infatti, l'Italia aveva  in
          una prima fase  ottenuto il  sostegno della Gran Bretagna che, oltre a volere riequi-
          librare  la  presenza  tedesca  in  Estremo  Oriente,  mirava  a  indebolire  la  Triplice
          alleanza attraverso un sostegno alle velleità italiane. Tuttavia la notizia della presen-
          tazione dell'ultimatum aveva  raffreddato  Londra, preoccupata di  salvaguardare  i
          rapporti  con  la  Cina  e  impedirne  un'eccessiva  irritazione.  Questo  aveva  spinto
          Canevaro  a  compiere  una  repentina  e  clamorosa  marcia  indietro,  tentando  di
          bloccare  l'ultimatum.
              Il  "caso di  San-mun" giunse alla  Camera  il  14  marzo  1899, e fu  il  banco di
          prova della politica delle cannoniere voluta da Pelloux e Canevaro. La  Presidenza
          ricevette ben sei  interrogazioni,  delle  quali cinque si  riferivano alla  vicenda della
          baia e chiedevano sostanzialmente chiarimenti sulle trattative in corso mentre una
          domandava al  governo di  illustrare  le  ragioni  per  il  richiamo  del  rappresentante
          italiano. La risposta di Canevaro fu ampia ma non del tutto convincente. Il Ministro
          riassunse in primo luogo i passaggi che avevano portato l'Italia a individuare nella
          baia  di  San-mun  una  possibile  "stazione  navale"  italiana,  motivando ne  la  scelta
          soprattutto con il  desiderio di non infastidire né la Gran Bretagna, che controllava
          il  vicino  arcipelago  di  Chu-San,  né  il  Giappone,  sotto  il  cui  controllo si  trovava
          l'attigua  provincia  di  Fu-chien.  Canevaro  illustrò  quindi  le  fasi  della  trattativa
          condotta da De Martino, prima informale e quindi ufficiale e l'azione di sostegno
          condotta dalla diplomazia  britannica.  Ma, proprio mentre  i due governi concor-
          davano una linea di condotta comune "( ... ) giungeva in Roma, per mezzo dell'Agenzia
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