Page 229 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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            Reuter, un telegramma, il quale annunciava che il  nostro Ministro a Pechino aveva
            presentato un ultimatum alla Cina, chiedendo che entro quattro giorni fosse ripresa
            la  primitiva nostra nota e  fosse  ammesso,  in  principio, di  trattare sulla  domanda
            nostra":  secondo Canevaro, quindi, la  decisione di  presentare l'ultimatum fu  una
            scelta unilaterale e personale del Ministro d'Italia e il  governo italiano ne sarebbe
            venuto a conoscenza soltanto attraverso un'agenzia stampa! Il Ministro degli Esteri
            proseguiva quindi nella ricostruzione dei fatti:  "Venne da me l'ambasciatore inglese,
            e vennero altri ambasciatori di Governi interessati nelle questioni cinesi, a domandare
            che cosa ci  fosse  di  vero in questo telegramma.  lo diedi la  notizia per falsa;  dissi
            insussistente quello  che  nel  telegramma si  riferiva;  che doveva esservi  un errore,
            essendosi  da  noi  dati  ordini  perché  ogni  azione  coercitiva  fosse  sospesa,  perché
            ogni  ultimatum  fosse  trattenuto;  e  che  nulla  avremmo  fatto  fin  quando,  come
            avevo  promesso,  fossimo  in  diritto di  riprendere  la  nostra libertà di  azione  ( ... ).
            Era  evidente  che  il  Ministro,  sconfessato  da  noi,  non  poteva  più  rimanere,  in
            circostanze così  gravi,  a rappresentare l'Italia in  faccia  al  Governo cinese"(10).  La
            rappresentanza  italiana  in  Cina  sarebbe  stata  rilevata  pro  tempore  e  significati-
            vamente dal Ministro britannico. Canevaro concluse il suo intervento promettendo
            un nuovo avvio delle trattative con la  Cina e garantendo di  fatto che - come ebbe
            a  dire  l'onorevole Santini,  uno  degli  interroganti - non avrebbe  consentito "che
            il nostro  vessillo  venga  ritirato  da quei  mari,  sui  quali,  fortemente affermandosi,
            ha spiegato al vento i suoi onorati colori" (1  I). Le comunicazioni del Ministro degli
            Esteri  non  soddisfecero  invece  gli  altri  interpellanti.  Per  l'onorevole  Fracassi  il
            dato piu significativo era la totale esclusione della Camera dalle vicende cinesi, la
            quale si trovava a dovere discutere di avvenimenti già accaduti e di situazioni ormai
            aggravate  irrimediabilmen te.  L'onorevole  Ceriana -Mayneri,  noto  imperialista,
            contestò al  governo scarsezza di iniziativa e di  energia in quelle lontane contrade,
            scatenando  la  reazione  dell'ammiraglio  Canevaro  che  con  veemenza  respinse  le
            accuse  e  motivò  la  prudenza con efficace  sagacia  e  forse  una certa preveggenza:
            "( ... ) non si  tratta più di questione fra  la Cina e l'Italia: si  tratta di  una questione
            di carattere internazionale; e non spetta all'Italia di  metter in convulsione con un
            atto  fuori  di  proposito,  l'Estremo  Oriente,  e  di  crear  pericoli,  che  potrebbero
            ripercuotersi funestamente, in Europa, fra nazioni amiche" (I 2). Tuttavia, nonostante
            le  assicurazioni del governo, la  Camera aveva accolto l'intera vicenda di  San-mun
            e "l'affare De  Martino" con  irritazione:  l'estrema sinistra - schierata con energia
            contro Pelloux  e  pronta  ad  approfittare  di  qualsiasi  errore governativo  per dare
            battaglia - evocava piu  volte il  disastro  africano di  tre anni prima, quasi  a volere
            considerare San-mun  una  ''Adua  diplomatica".  Per  1"'Avanti!"  il  paragone con  le
            varie imprese d'Africa era evidente: "( ... ) il modo come noi andiamo in Cina indica
            appunto che ci si va unicamente per favorire quei medesimi interessi a cui il governo
            servì  quando  si  volse  alla  conquista  dell'Eritrea  ( ... ).  Non  v'ha  dubbio:  tutti  gli
            interessi  parassitarii  che  in  Africa  (sic!)  misero  capo al  disastro  di  Adua e che  in
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