Page 246 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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LA  PARTECIPAZIONE  ITALIANA  ALLA  SPEDIZIONE  INTERNAZIONALE  CONTRO  I  BOXER...   237


         partecipato alla  spedizione  cinese.  ( ... )  ~ltalia, o  signori,  ha  tratto  ( ... ) dalla  sua
         politica in Cina vantaggi che sarebbe ingiusto negare. Essa ha mantenuto nel concerto
         europeo delle  potenze il  posto che le  compete, ha  avuto occasione di esercitare in
         quel concerto una azione conciliante che ha contribuito a guadagnarle simpatie ed
         amicizie e ha potuto essere in grado di accordare ai suoi sudditi la protezione efficace
         della  propria bandiera.  ( ...  ).  ~ltalia ha  avuto  la  soddisfazione  di  vedere  tenuti  in
         grandissimo  pregio  i suoi  soldati  ed  i suoi  marinai  non solo  per  le  loro  attitudini
         militari, ma anche per le  loro qualità di  animo e di cuore.  Al  momento in  cui  essi
         stanno per  prepararsi  al  ritorno  io credo,  o signori, di  interpretare  il  pensiero di
         voi  tutti mandando loro da questo banco un  ringraziamento ed un saluto"(80).
              In  un  disegno  pubblicato  in  un  numero  dell"'IlIustrazione  italiana"(81)  si
         vedono  nettamente  i  soldati  del  corpo  di  spedizione  italiano,  nelle  loro  chiare
         uniformi coloniali,  sfilare  a  Pechino  dopo  l'ingresso  nella  città.  Dietro  i militari
         italiani,  si  riconoscono  francesi,  britannici,  tedeschi  e  tutti  gli  altri  corpi  alleati.
         Tra  essi,  persino i marines statunitensi. Le  bandiere d'Italia e Stati Uniti, spiegate
         al  vento insieme ai  vessilli di  tutte le  altre principali potenze mondiali, sembrano
         benedire  la  vittoria.  Ma esse,  cosÌ  affiancate,  sancivano  anche  un  altro  obiettivo
         raggiunto. ~ltalia che perdeva ogni giorno centinaia di braccia, in fuga dalla miseria
         e sovente  alla  ricerca  del  "miraggio"  americano,  per  una  volta  era  laggiù,  nelle
         lontane  contrade cinesi,  con  la  sua bandiera,  il  suo  esercito,  il  suo  orgoglioso  e
         confuso  imperialismo.  ~Italia, dopo  la  lunga  notte  autoritaria  e  liberticida,  la
         catastrofe  coloniale,  e  la  grande  crisi  economica  e  sociale,  aveva  iniziato  con
         l'avventura  in  Cina  a  riproporsi,  con  molte  illusioni,  come  la  più  piccola  delle
         grandi potenze. Quell'illustrazione forse valeva più di  tutti i commenti e le giusti-
         ficazioni  politiche alla spedizione italiana contro i boxer.





                                           NOTE
              (1)  Il comandante della Magenta, il capitano di fregata e reduce di Crimea Vittorio Arminjon
         aveva recato con sé  le credenziali di  Vittorio Emanuele Il all'Altissimo Potentissimo Imperatore
         della Cina che tra l'altro così recitavano: "( ... ) abbiamo munito dci Nostri pieni poteri il  sullodato
         Cavaliere Arminjon, accordandogli piena autonomia cd  ogni qualunque siasi  facoltà  necessaria
         per conchiudere e sottoscrivere un solenne Trattato di amicizia, di  commercio e di navigazione,
         tra  l'Italia  e  la  Cina  ( ... )"  Ministero  della  Guerra,  Stato  Maggiore  del  R.  Esercito,  Ufficio
         Storico, La spedizione  italiana  in  Cina  1900-901,  a cura  del  capitano  Amedeo  Tosti,  Roma,
         Provveditorato Generale dello Stato,  1926, p.  23.
              (2)  Interpellanza dell'onorevole Santini,  16  febbraio  '98  in:  Atti del Parlamento italiano
         - Camera  dei  de/JUtati,  Discussioni,  Sessione  1897-98,  VoI.  IV  - Tipografia  della  Camera  dei
         deputati,  Roma,  1898, p.  4562.
              (3)  Risposta dell'onorevole Bonin, sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, 16 febbraio
         1898, in:  Ibidem,  p.  4562.
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