Page 25 - Missioni militari italiane all'estero in tempo di pace (1861-1939)
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LE CAMPAGNE OCEANICHE DELLA REGIA MARINA 15
nominai mente una Nazione, tanto che, anche sul plano politico-diplomatico,
non è riconosciuto da non pochi stati europei(9).
Ha una superficie di 260.000 km 2 e 22 milioni di abitanti, un'economia
essenzialmente agricola dove l'unica voce rilevante è l'allevamento dei bachi da
seta, che da solo fornisce un terzo delle esportazioni. Per il resto, la produzione
di cereali spesso non copre il fabbisogno interno e l'allevamento è trascurato tranne
che in Lombardia. Attivissima invece la pesca: 13.000 battelli per un totale di
70.000 tonnellate secondo i dati del 1871.
L'industria manifatturiera (praticamente quella tessile) sta appena decollando
e si accentua soprattutto al nord. Il resto è ancora artigianato: la ceramica di Doccia,
i vetri di Murano, i merletti di Cantù.
Assolutamente insufficiente l'industria del ferro - 299 ferriere e 80 stabilimenti
meccanici nel 1871 - che serve ad alimentare la costruzione di ferrovie, che passano
da 1.700 km nel 1859 a 8.500 nel 1876, quando cade il governo della Destra(lO).
Per quanto riguarda lo stato delle finanze del Regno, la situazione non era
sostanzialmente diversa da quella di oggi, se non altro per la predisposizione del
governo post-unitario a spendere molto di pitl di quanto incassava.
Le spese della guerra del 1866, combattuta mentre la Magenta era in Asia,
ed il grande slancio dato ai lavori pubblici (dal 1861 al 1873 il Ministero dei Lavori
Pubblici spese 1.347 milioni, quelli della Guerra e della Marina 3.479 milioni)
fecero salire il debito pubblico a più di 8 miliardi (I I).
Comunque era un'Italia indaffarata c preoccupata di inserirsi nel boom
economico che stava investendo l'Europa occidentale ed interessata a stringere
rapporti di amicizia e commercio con i paesi dell'Africa e del lontano Oriente.
Le tendenze politiche erano, inoltre, favorevoli; occorreva uscire dall'isolamento
cd affrontare la responsabilità di giovane potenza, secondo le concezioni del tempo.
Un primo tentativo, con la guerra di Crimea, era andato bene.
Come scrive Ludovica de Courten:
"D'altra parte i rapporti tra marina, commercio e colonizzazione erano stati,
fin dall'età pre-unitaria, punti fermi della politica marittima italiana. Di questo si
erano resi ben conto uomini del Risorgimento come ad esempio Cavour e Nino
Bixio, entrambi convinti delle grandi possibilità di sviluppo commerciale del paese
in collegamento anche con l'esplorazione e l'occupazione di territori extraeuropei.
Lo stesso Bixio, già nel marzo 1871, aveva sostenuto davanti al Senato: "Occorrono
stazione navali e stazioni commerciali dove la sicurezza personale e la libertà del
commercio sieno garantite dalle leggi e dalle forze dello Stato"( ... ).
Fu proprio la Rubattino, com'è noto, a fornire oltretutto la prima base all'espansione
coloniale italiana con l'acquisto, alla fine del 1869, della baia di Assab"(l2).
E il governo della Destra, costituito, come scrive Croce, da uomini "da
considerare a buon diritto esemplari per la purezza del loro amore di patria che
era amore della virtù, per la serietà e dignità del loro abito di vita, per l'interezza
del loro disinteresse, per il vigore dell'animo e della mente, per la disciplina religiosa
che s'erano data sin da giovani e serbarono costante ( ... ) componenti una aristo-
crazia spirituale, galantuomini e gentiluomini di piena lealtà"(13), il governo - si