Page 88 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
P. 88
Crisi d’anime 39
ne di tornare al mio reggimento, a riprendere, sull’altra fronte, dove si combatte e si
muore nell’esultanza della vittoria, il comando della mia compagnia.
Oggi posso scriverti.
Veramente, quindici giorni fa, quando mi venne l’ordine di partenza, avevo spe-
rato di commemorare questo primo anniversario del tuo dolore santo, portando
all’assalto la mia bella compagnia del 129° : e mi ero augurato di non aver oggi il
22
tempo di scriverti, e avevo pensato che sarei stato così ancor più vicino a te, che mi
sarei sentito stretto a Lui, che avrei voluto guida e maestro di ardimento e valore.
Il destino non l’ha voluto: ed io mi piego al destino, che, per vie misteriose e in-
sperate, Mi porta a combattere là dove mio fratello è caduto, dove, da quasi due anni,
una voce grave ed amata mi chiama.
Viva l’Italia, Savelli: si picchia sodo, sai: e i soldati sono gravi e sereni: e a me pare
di avere cuore saldo e mente lucida e fredda: e ho una voglia matta di menare le mani.
E non per condolermi ti ho scritto. Ma per promettermi .
23
Ma i pensieri magnanimi non soffocano il gaio amico, che finalmente aveva motivo
d’essere perfettamente lieto:
(Z. d. g., 14 giugno ’17, al prof. Carlo Rosati). Buono per una promozione da
concedersi, in onore mio e a suffragio della mia anima il giorno che morrò, alla pri-
ma bestia che interrogherai dopo aver ricevuto questa mia cartolina. - L. C.
P.S. Passa tutti, ‘un ti confondere: tanto più sanno e più farabutti diventano .
24
Scherzava sui disagi di trincea:
(Z.d.g., 17ottobre ’17 al prof. Plinio Carli). Ti devo dir la verità? … La tua lettera
dell’altro giorno mi fece provare una fitta di gelosia e di nostalgia: mi venivi a trovare,
a raccontarmi del tuo studiolo, mentre io da un’ora appena, avevo preso possesso di un
baracchino nel quale stavo seduto piegato in due, con l’acqua che mi correva attorno da
tutte le parti, che mi gocciolava giù per la schiena: e mi facevo lume a forza di moccoli.
Certe cose non bisogna raccontargliele al fante: lui, di solito, non ci pensa, e anzi
ride e scherza sui semicupi di fango, le docce fredde e la cura degli scossoni: ma se
poi gli venite a raccontare che ci son delle case, e la luce elettrica, e i lenzuoli, e i
bimbi, e il cesso all’inglese, allora, povero fante «è offeso da viltade…» Ma che bella
compagnia è la nona: e che ufficiale in gamba è il suo comandante! .
25
Quand’esce dallo scherzo, gli par benigno e provvidenzialmente caritatevole il desti-
no oscuro che in guerra decide della vita e della morte.
(3 giugno ’17, alla signorina Guglielmina Cenzatti)
In limine vitae!…
È stata l’impressione prima che ho provato ier sera quando sono arrivato in linea
sotto le raffiche delle artiglierie austriache.
Bastan cinque minuti di fronte – di questo fronte! – per farci rimanere sbigottiti
dinanzi a questa volontà oscura da cui dipende ormai la vita nostra, da cui dipende
che io passi da un determinato punto ora, e non tra due minuti, quando su quel
punto cadrà una granata di grosso calibro.