Page 84 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Crisi d’anime 35
E qualche mese dopo:
(Livorno, 13 settembre ’15). … E penso ora, con un senso di stupore, che gran
cuore aveva quel ragazzo, così timido, così riservato, così rispettoso ed ubbidiente. E
penso a che grande amore per l’Italia, a che senso profondo di dovere egli aveva, se
poté non pensare, in quel momento, quando tutti eran coperti, e lui, lui solo, bersa-
glio al nemico, a quanto avremmo pianto noi per la Sua morte: e sapesse che bene ci
voleva, che bene mi voleva!
Mi sembra che i miei bimbi me ne debbano volere di meno: forse perché sentiva
che io gli volevo bene, più di quello che si vuol bene a un fratello: forse perché, sotto
la mia severità – sa che gli ho dato, fino a tre anni fa, le mestolate! – sentiva quanta
sollecitudine, quanta materna premura ci fosse per Lui. E penso che se tutti, tutti
insieme, potessimo andare a raggiungerlo, io ne sarei felice… .
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Il Cambini non può deplorare quella morte: può solo invidiarla.
(Livorno, 1 agosto ’15). … penso che Egli sia stato lieto, lieto proprio, povero il
mio bimbo, del suo sacrifizio: anche i miei fratelli lo dicevano ieri sera: «Così pia-
cerebbe morire anche a noi». Oggi, siamo qui tutti raccolti, noi quattro superstiti .
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In un’altra lettera insisteva con un presagio del suo destino:
(s. d.). Mica che lo compianga, sa, compiango me, compiango tutti noi. Morire
come lui è morto! Ma chi non vorrebbe morire così? Sento che a me non importerebbe
nulla, a quel prezzo, né dell’Etruria, né dei bimbi: e capisco che più lieve deve essere
stata la morte gloriosa a Lui che non aveva i vincoli che legano me .
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Raccomandava alla moglie di tener viva nel figlio minore, il piccolo Brenno, la con-
creta memoria del caduto.
(San Donà di Piave, 3 ottobre ’15). Vorrei che anche Benna, che pur è così pic-
cino, che l’ha visto per l’ultima volta, un momento, quando aveva quattro anni e
mezzo, si ricordasse di Lui: ma di Lui vivo: non come di una memoria sacra che noi
alimentiamo nel suo cuore, ma come una memoria viva; vorrei si ricordasse com’era,
come parlava, come rideva: vorrei che rimanesse fisso nella mente sua il ricordo di
qualche particolare, di qualche scena precisa,.. Che lo vedessero, che lo ricordassero
come lo ricordo io: che basta che io chiuda gli occhi, perché me lo veda dinanzi, con
la testina, la sua povera testa, piegata, col suo sorriso buono, con tutta la semplice,
modesta infinita bontà che gli traluceva negli occhi… .
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Rimpianto, orgoglio, desiderio e voluttà d’offerta, e tenerezza più paterna che frater-
na si mescolano insieme in un singhiozzo.
(Cava Zuccherina, 18-19 marzo ’16, alla moglie). O bimbina, o bimbina mia,
che pena grossa! a ogni motivo che ho di rallegrarmi, come l’animo mi corre a Lui,
che non c’è più, che non vede più, che non può più marciare coi suoi soldati. Caro,