Page 81 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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III. Crisi d’anime
Taluni epistolari ci presentano un rilievo potentissimo di personalità. Il caduto ci rivive
dinanzi in tutto l’ardore delle sue passioni e il modularsi degli affetti.
Una di queste figure in alto rilievo è Leonardo Cambini da Livorno, professore in
una delle scuole normali di Pisa . Della sua famiglia, cinque fratelli partiron per la guer-
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ra e due – egli e il fratello minore Raffaello – non tornarono al vecchio padre superstite.
Leonardo lasciava anche la moglie e due figliuoli.
Era il Cambini di temperamento vivace, allegrone, pronto agli scherzi, alle beffe, a
quei moccoli livornesi che par debbano incrinar la volta del paradiso. Ma sotto scorreva
una vita profonda e gentile. Il maestro, pur nel suo fare scherzoso e burlone, suscitava
un senso di profondo rispetto. Una notte oscura nel vallone di Doberdò un suo scolaro
di molti anni prima lo riconobbe dalla voce: e proprio lo scolaro la mattina seguente
dovette fare all’antico professore la consegna della trincea. Non osava trattarlo da col-
lega, e «si sfogava a chiamarmi “signor capitano”, tanto per affermare anche ora la mia
superiorità: “O ’un lo vedi che son tenente?”».
Una finezza umanistica di colorito carducciano lo sollevava negli studi e lo rin-
francava dal logorio scolastico. Era repubblicano-mazziniano (l’ultimo suo lavoro
uscito postumo e incompleto riguarda l’«Indicatore livornese» ). Naturalmente nel
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fervore della guerra mise da parte l’ideologia repubblicana. Ma del Mazzini gli rima-
se – singolare contrasto col suo temperamento bizzarro – il suggello nell’anima: un
senso religioso della vita; della religione non come territorio a parte, ma come forma
di tutte le attività; del comandamento austero che non si discute. Quest’idea di laica
religione egli la esprime nelle sue lettere in forma semplice, popolare, ma più efficace
d’ogni speculazione tecnicamente filosofica. Perché un pensiero filosofico agisce in
profondità solo quando organicamente si assimila alla vivente coscienza. Né la sem-
plicità è degradazione quando, s’intende bene, l’assimilazione sia realmente compiu-
ta: la massima stoica acquista la sua piena efficacia trasformandosi nella massima del
discorso della montagna.
Il Cambini queste sue idee religiose le fermava pensando ai figli, e scriveva alla mo-
glie, inviandole un libriccino di letture evangeliche: