Page 82 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Crisi d’anime 33
(Cava Zuccherina, 3 gennaio ’16). … Il librino è fatto per i mimmi; ma lo potrà
leggere anche Truci , che lo leggerà ai bambini nelle parti che più li interessano.
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Oggi, Cempini, quando ha visto quel libro, ha detto: «Li avvezzi di molto religiosi
i tuoi figliuoli». «No, per Dio! – gli ho detto – voglio che si imbevano dello spirito
cristiano, ma non voglio che bazzichino per le chiese».
E credo sia questa la via, sai, Trucina. Mi sembra che sia un rimpicciolire l’idea
della Divinità questo raffigurarcela tale che voglia essere onorata in quella determi-
nata maniera, con quel determinato rito, e non altrimenti.
Ciascuno si foggia un Dio, a sua immagine e somiglianza: e io me lo figuro come
un buon vecchio (ormai anche Gesù deve essere invecchiato) che, quando si sente
arrivare come una sassata qualche moccolo, dice tra sé e sé: «Ecco, se questo ragazzo
non bestemmiasse sarebbe meglio: ma, via, povero figliolo, gliene capitano di certe,
che, se fossi ne’ su’ piedi, bestemmierei anch’io».
E così mi metto in pace con la mia coscienza, e continuo a bestemmiare.
E Truci vuol che preghi! Io non articolo mai – per quanto mi pare – una parola di
preghiera: ma ogni volta che si opera per un’idea di dovere, ogni volta che si figge lo
sguardo nel dominio del soprannaturale, e si vive in comunione di spirito coi nostri,
che ci vivono attorno invisibili, non è questa un’elevazione dell’anima, non è un
innalzare l’anima nostra verso Colui che è il Principio e la Fine?
A me piacerebbe che a questa forma di religione arrivassero Truci e i miei mimmi.
Naturalmente, questo per i mimmini non può essere che un termine ultimo: perché
presuppone una coscienza già formata e già salda.
I mimmi devono arrivarci, non, io credo, attraverso la pratica religiosa: ma prepa-
rando il loro spirito conforme agli esempi migliori.
Non importa che essi credano profondamente, definitivamente, che il Cristo era
figliolo di Dio, e venne sulla terra e fu crocifisso per salvare e redimere gli uomini.
Basta, a raggiunger lo scopo, che essi sentano tutta la grandezza del sacrifizio di chi,
per un’idea, per il vantaggio degli altri, sacrifica perfino la vita. Basta che abbiano
in mente l’indulgenza di Gesù che perdona a chi ha troppo amato: che vuol bene ai
piccoli per la semplicità del loro cuore, e, nel condannare, guarda, più ancora che
all’azione, all’intenzione di chi l’ha compiuta.
… E, più ancora che per mezzo dei fioretti e del Vangelo, educali, suscitando in
loro una sete perpetua di ideale. Di’ loro, insegna loro, che non è il successo che
conta, non i danari, non le onorificenze. «Vivranno poveri». Non me ne importa.
«Faranno alla rovescia degli altri». Non me ne importa: i miei bimbi devon sapere – e
sentire – che per l’ideale, tutto si sacrifica, tutto: devon sentire che la nostra vita non
conta nulla, e la grandezza non conta nulla, quando ci sia un dovere da compiere .
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Tutto ciò non era astratta teoria pedagogica. Da quest’ideale pendeva tutta la vita del Cam-
bini. Egli stentava a concepire come si potesse esitare e riluttare di fronte al comandamento.
Sta per iscoppiare la guerra. Egli, di classe anziana (era nato il 26 aprile 1882),
s’affretta ad arruolarsi ufficiale della milizia territoriale. Il suo primo moto è di gioia
scherzosa: niente più scuola, niente più esami. Scriveva ad un amico:
(Pisa, 24 aprile ’15). Te lo scrivo perché tu abbia domattina la buona notizia. Sta-
sera partono tutti gli ufficiali dell’Accademia per ignota destinazione e per quest’an-
no non si fanno esami .
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