Page 78 - Momenti della vita di guerra - Dai diari e dalle lettere dei caduti
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Il cimento della vita 29
Una simile altezza d’animo nel sacrifizio ci appare in una lettera non di combattenti,
ma di genitori di combattenti; in Carlo Salvioni e in Enrichetta Taveggia, che, ticinesi,
offersero all’Italia la fiorente giovinezza dei due figli, Ferruccio ed Enrico, caduti a pochi
giorni di distanza nel maggio 1916 . Tra Ie carte di Ferruccio fu trovata la lettera che
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i genitori gl’indirizzavano il 12 febbraio 1916, quando egli dal tranquillo fronte delle
Giudicarie passava sull’Isonzo:
Quanto più la situazione è pericolosa, tanto più le tue comunicazioni ci riescono
care, preziose, le leggiamo e le rileggiamo con commozione sempre più viva. Pensia-
mo con grande compiacenza al coraggio che t’ispira il tuo patriottismo, e siam sicuri
che questo ti sorreggerà in tutte le prove che t’aspettano, ti additerà sempre la via
del dovere e dell’onore, e t’aiuterà a perseverare in essa sino alla fine; sappiamo che
le ferite e la morte stessa ti saranno dolci, ricevute nel nome e pel vantaggio della
patria. Questa certezza è il nostro conforto, e insieme iI nostro orgoglio, e come a
te sarà dolce il sacrificio della integrità corporea e della vita, così a noi, visto che è
dolce a te. Ma ciò non toglie che ci turbi l’idea dei miserandi e sanguinosi spettacoli
che s’offriranno al tuo occhio e al tuo animo mite; ciò non toglie che si chieda con
animo trepido e fervido alla Provvidenza che, poiché tutti non istorpia o uccide la
guerra, tu possa essere fra i risparmiati e ti sia concesso di tornare ai tuoi dopo aver
contribuito ad accrescere la gloria e il dominio della patria. Sono ore solenni queste.
Potrebbe darsi che questa lettera stessa non ti sia dato più di leggerla. E perciò sappi
che il nostro pensiero è sempre vicino a te.
Quel pensiero ch’è sempre stato guidato dall’amore per i nostri figli, che ha sem-
pre vigilato su di essi (soprattutto quello della mamma), sarà con te sino alla fine,
fiducioso di confortarti in quella qualsiasi prova cui il destino ti chiami, e fosse pur
l’ultima.
Questo pensiero può avere errato, ha errato certo, perché errare humanum est,
e perché il senso del dovere s’eclissa talvolta nell’umana debolezza, nell’accidia. Tu
perdonaci, considerando la purezza delle intenzioni e della volontà. Ti stringiamo
fortemente al cuore e ti mandiamo la nostra benedizione.
E dopo che la morte gli ebbe tolto entrambi i figli, il professor Salvioni a un suo
lavoro sui dialetti ladini, a cui molto s’era interessato il suo primogenito che seguiva i
suoi stessi studi, poneva la commovente dedica:
«Alla memoria – de’ miei figliuoli – Ferruccio ed Enrico – caduti – combattendo
per Italia e Ladinia – in terra Ladina – Alla loro madre – che li volle educati a quella
morte» .
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Vissuta come ardore divino, la patria trasumanava il dolore di quei genitori.