Page 35 - Repertorio degli Ufficiali dei Carabinieri Reali 1814-1871
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            tentato di gettare discredito, vanificando tali congetture e riportando una visio-
            ne dei fatti pacata e serena senza negare i coinvolgimenti di alcuni appartenenti
            all’Istituzione. Tra i notabili si ricordano il di Saluzzo di Monesiglio e il generale
            maggiore reggente il Ministero della Guerra, come testimoniato dal Cavassanti
            stesso. In ogni caso questi, come attestazione di stima per l’efficienza dimostrata,
            ricevette la nomina a Sottoispettore del Corpo che tenne dal 19 ottobre 1822 all’11
            gennaio 1831 e poi a Ispettore generale, con il grado di maggior generale, dal 12
            gennaio al 3 novembre 1831. A proposito del di Saluzzo, si deve ricordare che ebbe
            un comportamento assai poco apprezzato, lagnandosi e ingiuriando gli ufficiali
            presenti nella caserma “carlina” di Torino dopo il tentativo insurrezionale poiché,
            stando a lui, avrebbero segnalato presunti suoi atteggiamenti di compiacenza verso
            il governo costituzionale. Il comportamento dell’ufficiale fu disapprovato anche
            dal conte Thaon di Revel nominato, nel frattempo, Luogotenente Generale del re-
            gno. Analogamente il colonnello Cavassanti dovette subire un rimprovero “con
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            modi assai duri su d’un preteso atto arbitrario”, sempre da parte del di Saluzzo .
            Dalla relazione del Cavassanti, le motivazioni di fondo per l’insuccesso dell’azione
            d’intervento sugli insorti, che il Corpo dei Carabinieri Reali avrebbe voluto e potu-
            to esercitare, si dovevano ricondurre alle forti limitazioni imposte dal Ministero di
            Polizia, che portarono allo scoppio dell’insurrezione e che non intese dare seguito
            alle richieste dei Carabinieri avanzate dopo la raccolta di importanti informazioni
            che presagivano l’avvio del moto. Va riconosciuto, d’altronde, che i Carabinieri
            erano in una situazione completamente distinta dalle restanti parti della struttura
            amministrativa dello Stato.
               Peraltro, la situazione generale degli organismi del Regno non era felice. A pro-
            posito dell’esercito emergevano evidenti lacune: il maresciallo austriaco Bubna
            così riferiva duramente al Consiglio aulico di guerra dell’Impero Asburgico sui
            reparti dell’Armata Sarda: “il loro spirito interno, il loro valore morale non corri-
            sponde affatto alla bellezza esteriore. Senza capi supremi, senza generali nei quali
            si possa riporre fiducia, senza forti comandanti di reggimento, senza disciplina e
            senza rigore. Si è cominciato ora soltanto a lavorare intorno ad un regolamento
            di disciplina e ad un codice penale. Alla maggior parte degli ufficiali manca la
            conoscenza e la pratica del servizio e il reciproco rispetto; superiori pieni di paura
            verso subalterni che abbiano qualche potente nella loro parentela, subalterni pieni
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            di arroganza verso i loro superiori, che abbandonano la truppa a sé medesima” .








            59  Anche in questo caso Thaon di Revel intervenne a favore di un ufficiale del Corpo. e. de
            roSSi, Il Corpo dei Reali Carabinieri cit., pp. 47-8.
            60  a. roVini, La relazione del Capitano Zerboni cit., pp. 156-7.
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