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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            degli automezzi del LRDG, aveva percorso un tratto della Via Balbia fino a
            raggiungere un posto di tappa. Il piccolo convoglio non aveva destato allarme,
            e i suoi uomini ebbero buon gioco nel sistemare gli ordigni a tempo su una
            trentina di automezzi per poi attaccare e distruggere la baracca dove erano riuniti
            a mensa una quarantina di soldati italiani e tedeschi prima di sparire nell’oscurità.
            Il colore kakhi delle uniformi indossate da tutti i combattenti del deserto, la
            mancanza di segni distintivi e l’uso di automezzi di ogni genere, compresi quelli
            di preda bellica, come in questo caso un Lancia 3RO impiegato come veicolo di
            testa della colonna, favorivano questo genere di sorprese che sarebbero diventate
            parte integrante del modo di agire dei reparti speciali britannici del deserto.

               La notte  del  21  dicembre,  un’altra pattuglia  del  SAS,  guidata  dal tenente
            William Fraser, partita da Gialo il 10 dicembre sugli autocarri della pattuglia “S2”
            del LRDG, si infiltrò nell’aeroporto di Agedabia e rientrò senza inconvenienti,
            rivendicando di aver messo fuori uso con le sue 40 bombe Lewes non meno di
            37 velivoli italiani, parcheggiati senza particolari misure di sicurezza, e distrutto
            un deposito di munizioni. I riscontri effettuati da Massimello nell’articolo già
            citato, confermano  la  distruzione di 9 CR.42 appartenenti  al  151° Gruppo
            Autonomo Caccia Terrestre (C.T.), 5 G.50 del 20° Gruppo Autonomo C.T., 5
            MC.200 dell’8° Gruppo del 2° Stormo C.T., 1 S.79, 2 Ca.311 e 2 Ca.164 di reparti
            da ricognizione e collegamento, nonché il danneggiamento di altri 3 CR.42, oltre
            alla distruzione di un numero imprecisato di velivoli tedeschi.
               I rapporti britannici quantificavano il risultato di queste prime incursioni in
            61 velivoli e diverse decine di veicoli distrutti, insieme a un deposito di munizioni
            e a un tratto di linea telefonica, e nell’uccisione di almeno una cinquantina di
            soldati  nemici,  al prezzo  di un autocarro e  due  uomini del  LRDG,  vittime
            del fuoco amico di un cacciabombardiere della RAF. Nel caso di Agedabia le
            rivendicazioni del SAS sembrano coincidere o quasi con le perdite effettivamente
            subite dagli avversari, ma al di là dei dati numerici ciò che davvero contava era
            l’allarme suscitato nelle retrovie italo-tedesche. I comandi dell’Asse dovettero
            preoccuparsi di rafforzare il dispositivo di sicurezza, sia delle installazione che
            delle autocolonne, e per quanto riguardava le basi aeree, i provvedimenti adottati
            dal comando della 5  Squadra Aerea inclusero l’evacuazione dell’aeroporto di
                                a
            Agedabia con il trasferimento dei reparti di volo sui campi di Nofilia, Arco dei
            Fileni e Misurata, la richiesta di un battaglione di fanteria per presidiare i campi
            di Tamet, Arco dei Fileni e Nofilia, e l’attivazione di un servizio di sorveglianza
            aerea sulla Via Balbia.

               Per il SAS il ciclo operativo associato all’operazione Crusader non si era ancora
            concluso.  Mentre  le  forze italo-tedesche  si ritiravano  ancora  una volta su  El
            Agheila, in un’altra oscillazione del pendolo della guerra in Africa Settentrionale,


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