Page 248 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
degli automezzi del LRDG, aveva percorso un tratto della Via Balbia fino a
raggiungere un posto di tappa. Il piccolo convoglio non aveva destato allarme,
e i suoi uomini ebbero buon gioco nel sistemare gli ordigni a tempo su una
trentina di automezzi per poi attaccare e distruggere la baracca dove erano riuniti
a mensa una quarantina di soldati italiani e tedeschi prima di sparire nell’oscurità.
Il colore kakhi delle uniformi indossate da tutti i combattenti del deserto, la
mancanza di segni distintivi e l’uso di automezzi di ogni genere, compresi quelli
di preda bellica, come in questo caso un Lancia 3RO impiegato come veicolo di
testa della colonna, favorivano questo genere di sorprese che sarebbero diventate
parte integrante del modo di agire dei reparti speciali britannici del deserto.
La notte del 21 dicembre, un’altra pattuglia del SAS, guidata dal tenente
William Fraser, partita da Gialo il 10 dicembre sugli autocarri della pattuglia “S2”
del LRDG, si infiltrò nell’aeroporto di Agedabia e rientrò senza inconvenienti,
rivendicando di aver messo fuori uso con le sue 40 bombe Lewes non meno di
37 velivoli italiani, parcheggiati senza particolari misure di sicurezza, e distrutto
un deposito di munizioni. I riscontri effettuati da Massimello nell’articolo già
citato, confermano la distruzione di 9 CR.42 appartenenti al 151° Gruppo
Autonomo Caccia Terrestre (C.T.), 5 G.50 del 20° Gruppo Autonomo C.T., 5
MC.200 dell’8° Gruppo del 2° Stormo C.T., 1 S.79, 2 Ca.311 e 2 Ca.164 di reparti
da ricognizione e collegamento, nonché il danneggiamento di altri 3 CR.42, oltre
alla distruzione di un numero imprecisato di velivoli tedeschi.
I rapporti britannici quantificavano il risultato di queste prime incursioni in
61 velivoli e diverse decine di veicoli distrutti, insieme a un deposito di munizioni
e a un tratto di linea telefonica, e nell’uccisione di almeno una cinquantina di
soldati nemici, al prezzo di un autocarro e due uomini del LRDG, vittime
del fuoco amico di un cacciabombardiere della RAF. Nel caso di Agedabia le
rivendicazioni del SAS sembrano coincidere o quasi con le perdite effettivamente
subite dagli avversari, ma al di là dei dati numerici ciò che davvero contava era
l’allarme suscitato nelle retrovie italo-tedesche. I comandi dell’Asse dovettero
preoccuparsi di rafforzare il dispositivo di sicurezza, sia delle installazione che
delle autocolonne, e per quanto riguardava le basi aeree, i provvedimenti adottati
dal comando della 5 Squadra Aerea inclusero l’evacuazione dell’aeroporto di
a
Agedabia con il trasferimento dei reparti di volo sui campi di Nofilia, Arco dei
Fileni e Misurata, la richiesta di un battaglione di fanteria per presidiare i campi
di Tamet, Arco dei Fileni e Nofilia, e l’attivazione di un servizio di sorveglianza
aerea sulla Via Balbia.
Per il SAS il ciclo operativo associato all’operazione Crusader non si era ancora
concluso. Mentre le forze italo-tedesche si ritiravano ancora una volta su El
Agheila, in un’altra oscillazione del pendolo della guerra in Africa Settentrionale,
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