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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


            parte con l’unico autocarro rimasto, in parte a piedi, riuscì nel giro di qualche
            giorno a rientrare nelle linee britanniche. Lo stesso fecero il 6 gennaio, dopo
            un’avventurosa e drammatica marcia nel deserto, il tenente Fraser e i suoi uomini,
            che dopo la distruzione della colonna di Lewes non avevano trovato nessuno
            all’appuntamento e avevano dovuto cavarsela da soli.
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               L’ultima azione di quel ciclo operativo ebbe come obiettivo la località costiera
            di Buerat, il cui piccolo porto era utilizzato dagli italo-tedeschi per rifornire il
            fronte di El Agheila, in particolare di carburante. Anche questa volta l’azione,
            in cui Stirling guidò personalmente 14 dei suoi uomini, non andò secondo i
            piani. Il 23 gennaio, nell’ultima fase dell’avvicinamento, lungo lo Uadi Tamet, i
            7 automezzi del LRDG che fornivano il “servizio taxi” furono scoperti da un
            ricognitore italiano che guidò sul posto altri 6 velivoli. Gli automezzi si dispersero
            e si nascosero negli anfratti dello uadi, il che obbligò i piloti ad attaccare alla cieca
            prima di allontanarsi con l’avvicinarsi dell’oscurità, ma quando la colonna si riunì
            mancava il carro radio, con i suoi tre uomini di equipaggio, che, si scoprì poi,
            era stato catturato da una pattuglia italiana. Stirling non ebbe così la possibilità
            di  ottenere  le  informazioni  dell’ultima  ora  che  avrebbe  dovuto  fornirgli la
            ricognizione aerea, e quando con i suoi uomini stipati in un unico autocarro
            si addentrò nell’abitato fino al porto, ebbe la sorpresa di trovarlo deserto. Non
            c’erano sentinelle, del resto erano a più di 700 km dietro le linee nemiche, ma non
            c’erano neppure i bersagli attesi, e gli uomini del SAS dovettero accontentarsi di
            sistemare le loro bombe Lewes in alcuni magazzini del porto e su una fila di 18
            autocisterne parcheggiate nelle vicinanze. Lungo la via del ritorno la colonna
            sfuggì a stento a un’imboscata e all’arrivo a Gialo Stirling capì perché il porto di
            Buerat era deserto: nel frattempo Rommel aveva ripreso l’iniziativa, il pendolo
            del deserto aveva invertito la corsa e Bengasi era di nuovo in mani italiane, per
            cui non c’era più bisogno di quel modesto punto d’appoggio lungo la costa. La
            stessa Gialo doveva essere sgombrata, e all’inizio di febbraio la base operativa del
            LRDG e del SAS venne trasferita Siwa, in Egitto, oltre il Gran Mare di Sabbia. 99
               La  nuova  situazione  cambiava  anche  l’ordine  delle  priorità.  Il  9  marzo  il
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            comando dell’8  Armata impartiva nuove disposizioni che chiedevano di fare
            ogni possibile sforzo per indebolire le forze avversarie, costringere il nemico a
            disperdere i suoi sforzi e soprattutto indebolirne il morale.  Mentre le armate
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            contrapposte si fronteggiavano in Cirenaica a ovest di Tobruk, diventava di nuovo
            di fondamentale importanza garantire la possibilità di rifornire Malta, colpendo
            le fonti del potere aereo avversario  nelle  sue  basi, che in questo  caso erano



            98   Ivi, p. 79-81.
            99   Ivi, p. 89.
            100   A. MOLINARI, Desert Raiders op. cit., p. 66.


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