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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
a
volo per rientrare a Derna, dove li attendevano il comandante della 5 Squadra
Aerea, generale di squadra aerea Vittorio Marchesi, e il comandante dell’aviazione
tedesca in Africa Settentrionale. Il risultato più eclatante dell’azione, salutata come
una risposta alle frequenti incursioni delle forze britanniche, fu lo svuotamento
di 330 fusti di carburante, 180 dei quali vuotati dal plotone italiano.
La riuscita del colpo di mano era un indubbio successo, ma non cambiava
un quadro d’insieme che vedeva l’iniziativa saldamente in mano ai desert raiders
britannici. Come ha osservato Molinari, se può essere sorprendente constatare
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come le pur numerose unità italo-tedesche presenti nella fascia costiera non
riuscissero a ostacolare più di tanto l’attività delle pattuglie motorizzate del
LRDG, bisogna considerare che si trattava di unità addestrate ed equipaggiate
per un confronto di tipo convenzionale, o di reparti logistici e di presidio poco
armati e convinti che la lontananza dalle prime linee garantisse loro un certo
grado di sicurezza. Le azioni dei “corsari del deserto” si caratterizzavano invece
per una non linearità e una asimmetria che nascevano dalle loro stesse modalità
di impiego, improntate anche da una certa spavalderia e da una notevole
spregiudicatezza, che impedivano all’avversario di reagire in maniera adeguata.
La sola risposta efficace sembrava venire dalla Regia Aeronautica e dalla
Luftwaffe, e non a caso era questa la minaccia più temuta dagli scorridori
britannici. Le forze aeree dell’Asse erano però assorbite dall’impegno sul fronte
principale, e anche operazioni come quella della LG125, oltre a sottolineare
le limitate possibilità delle unità motorizzate nel deserto, con la conseguente
necessità di cercare un’alternativa, richiedevano una disponibilità di velivoli
da trasporto che non si sarebbe più ripetuta dopo quei primi mesi del 1942.
Quanto ai reparti sahariani italiani, che pure possedevano una buona mobilità
nel deserto, oltre a dipendere dal Comando Militare del Sahara Libico e non dal
comando di quella che sarebbe poi diventata l’Armata Corazzata Italo-Tedesca,
erano schierati fronte sud, soprattutto nel Fezzan, per fronteggiare la possibile
minaccia dall’Africa Equatoriale Francese, e non erano in grado di intervenire
lungo le rotte battute dalle pattuglie del LRDG.
107 A. MOLINARI, Desert Raiders op.cit., p. 67.
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