Page 256 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”


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            volo per rientrare a Derna, dove li attendevano il comandante della 5  Squadra
            Aerea, generale di squadra aerea Vittorio Marchesi, e il comandante dell’aviazione
            tedesca in Africa Settentrionale. Il risultato più eclatante dell’azione, salutata come
            una risposta alle frequenti incursioni delle forze britanniche, fu lo svuotamento
            di 330 fusti di carburante, 180 dei quali vuotati dal plotone italiano.
               La riuscita del colpo di mano era un indubbio successo, ma non cambiava
            un quadro d’insieme che vedeva l’iniziativa saldamente in mano ai desert raiders
            britannici. Come ha osservato Molinari,  se può essere sorprendente constatare
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            come  le  pur  numerose  unità  italo-tedesche  presenti  nella  fascia  costiera  non
            riuscissero  a  ostacolare  più  di  tanto  l’attività  delle  pattuglie  motorizzate  del
            LRDG, bisogna considerare che si trattava di unità addestrate ed equipaggiate
            per un confronto di tipo convenzionale, o di reparti logistici e di presidio poco
            armati e convinti che la lontananza dalle prime linee garantisse loro un certo
            grado di sicurezza. Le azioni dei “corsari del deserto” si caratterizzavano invece
            per una non linearità e una asimmetria che nascevano dalle loro stesse modalità
            di impiego,  improntate anche da una certa  spavalderia e  da una notevole
            spregiudicatezza, che impedivano all’avversario di reagire in maniera adeguata.

               La  sola  risposta  efficace  sembrava  venire  dalla  Regia  Aeronautica  e  dalla
            Luftwaffe,  e  non a caso  era questa  la minaccia  più temuta  dagli scorridori
            britannici. Le forze aeree dell’Asse erano però assorbite dall’impegno sul fronte
            principale,  e  anche  operazioni come  quella  della  LG125,  oltre  a sottolineare
            le limitate possibilità delle unità motorizzate nel deserto, con la conseguente
            necessità  di  cercare  un’alternativa,  richiedevano  una  disponibilità  di  velivoli
            da trasporto che non si sarebbe più ripetuta dopo quei primi mesi del 1942.
            Quanto ai reparti sahariani italiani, che pure possedevano una buona mobilità
            nel deserto, oltre a dipendere dal Comando Militare del Sahara Libico e non dal
            comando di quella che sarebbe poi diventata l’Armata Corazzata Italo-Tedesca,
            erano schierati fronte sud, soprattutto nel Fezzan, per fronteggiare la possibile
            minaccia dall’Africa Equatoriale Francese, e non erano in grado di intervenire
            lungo le rotte battute dalle pattuglie del LRDG.















            107   A. MOLINARI, Desert Raiders op.cit., p. 67.


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