Page 261 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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La Difesa DeL sahara Libico (1940-1943)


               Alle 13:00 anche il presidio di Tegerhi, 180 chilometri a sud di Murzuch,
            segnalò  8  camionette non  identificate in  avvicinamento da  nord  e  alle  16:30
            comunicò di essere sotto attacco.  Nell’oasi, oltre al normale presidio, costituito
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            dalla stazione carabinieri agli ordini del maresciallo Attilio Fornararo con 6 zaptiè
            e 2 radiotelegrafisti italiani, si trovava occasionalmente un forte distaccamento
            della 2  Compagnia Meharisti, il 2° e il 3° plotone con il comando di compagnia
                  a
            e lo  stesso  comandante, capitano  Giuseppe Brachetti Montorselli.  La forza
            complessiva era quindi di un centinaio di uomini, con 6 fucili mitragliatori oltre
            alle 2 mitragliatrici Schwarzlose in dotazione ai piccoli presidi sahariani. Era una
            potenza di fuoco comunque inferiore a quella del Groupement d’Attaque Dio,
            che verso le 16 iniziò a battere il presidio con un pesante fuoco di mortai. Ferito
            gravemente il capitano Brachetti, il comando passò al tenente Enrico Meneghetti
            il cui tentativo di rompere l’accerchiamento non riuscì. La guarnigione dovette
            dunque arrendersi, ma un gruppo, guidato dal maresciallo Fornararo, riuscì a
            sfuggire alla cattura e a raggiungere Murzuch. Caddero sul campo il tenente
            Meneghetti e una decina di libici, e furono fatti prigionieri il capitano Brachetti,
            l’ufficiale medico, tenente Fortuni, rimasto per assistere il suo comandante, e
            un caporale italiano, oltre a 17 libici lasciati poi liberi dai francesi. Gli uomini di
            Dio, che si erano anche impadroniti di una quarantina di cammelli, lamentarono
            6 feriti.  Le fonti italiane riportano che dalle ore 17 Tegerhi non rispondeva più
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            alle chiamate radio, il che lasciava pochi dubbi sulla sorte del presidio.
               Nel frattempo la Patrouille D era arrivata a Umm el Araneb e alle 15:30 ne
            aveva assalito la stazione carabinieri che aveva però opposto una decisa resistenza.
            Lo stallo fu rotto dall’intervento della sezione Ghibli di Sebha che convinse
            Massu a ritirarsi. Nessuno dei suoi automezzi era stato danneggiato in modo
            grave, ma gli attacchi dei Ghibli avevano causato un paio di feriti e sotto il fuoco
            dei difensori erano caduti altri due militari francesi.  Maggior fortuna ebbe il
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            Dètachement Guillebon. Arrivato all’imbrunire nella zona di Tmessa, ne attaccò
            con il favore dell’oscurità il presidio costituito dai 31 uomini del 1° plotone della
            2  Compagnia Meharisti dello Sciaati, agli ordini del sottotenente Carlo Pocari.
             a

            112   SUPERASI a Comando Supremo, telegramma 01/3736 del 2 marzo 1942, Avvenimenti nel
               Sahara Libico, AUSSME, Comando Supremo, Rep. I-4, b. 16, f. 1.
            113   R. H. RAINERO,  Il Sahara  Italiano op. cit.,  p. 191-193.  La guarnigione riuscì a rendere
               inservibile la stazione radio e le 2 mitragliatrici, per cui il resto del bottino si limitò a 5 fucili
               mitragliatori, 29 moschetti e 2 pistole.
            114   D. CORBONNOIS, L’odyssée de la Colonne op. cit., p. 78. Il presidio di Umm el Araneb, agli
               ordini del brigadiere dei Carabinieri Michele Alemanno, era composto da un carabiniere
               italiano, 7 libici e 3 radiotelegrafisti italiani, con la dotazione regolamentare di 2 mitragliatrici
               Schwarzlose.  La resistenza  del  presidio,  che  dopo quattro  ore di combattimento  aveva
               costretto l’avversario a ritirarsi, fu largamente celebrata e valse ad Alemanno la Medaglia
               d’Argento al Valor Militare.


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