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Scenari Sahariani – Libia 1919-1943 “La via itaLiana aLLa guerra neL deserto”
tendenza ad allungare la formazione e a perdere contatto con il resto della
colonna, mentre in combattimento il loro spirito aggressivo li portava a non
sfruttare al meglio la potenza di fuoco delle loro armi, confidando sull’urto, e ad
avanzare raggruppati intorno ai loro comandanti offrendo così un facile bersaglio
anche a cattivi tiratori. La stessa aggressività poteva far sì che, sfondate le linee
nemiche e lanciati all’inseguimento, nell’esaltazione del momento sfuggissero di
mano ai loro ufficiali disperdendosi in combattimenti isolati a danno dell’azione
d’insieme.
a
Velivoli SVA monoposto della 89 Squadriglia sul campo di Tripoli in attesa di decollare per una
incursione su Zavia nel maggio del 1922. (Luigi Biagini, op. cit.)
Quanto ai libici, Mezzetti riteneva che, in prospettiva, purché inquadrati da
buoni ufficiali e bene addestrati, sarebbero stati in grado di rivaleggiare con gli
eritrei. Come questi erano ottimi marciatori, ma resistevano meglio al caldo e alla
sete e in combattimento era più facile tenerli alla mano, il che ne compensava
in parte la minore aggressività, pur dovendosi ammettere che la perdita del
comandante o del loro ufficiale incideva molto sul loro morale e sulla loro tenuta.
Tenuto conto delle diverse caratteristiche di queste tre componenti, stava
alla capacità del comandante disporli in marcia e in combattimento nel modo
più idoneo, in modo da compensarne i difetti ed esaltarne le qualità, senza
dimenticare che nell’assegnare compiti e ruoli doveva anche evitare di ferire
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