Page 45 - Scenari Sahariani - Libia 1919-1943. La via italiana alla guerra nel deserto
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Controguerriglia e Controllo del territorio
le rispettive suscettibilità. Da qui la necessità nel governo delle truppe di non
utilizzarle in lavori e corvée non strettamente necessari e tali da comprometterne
il prestigio ai loro stessi occhi e minarne l’ascendente sulle popolazioni: «In
Colonia, specialmente in Colonia, il soldato o l’ascari deve sentirsi ed essere in
primo luogo un eccellente soldato, un eccellente ascari, e tale deve apparire ai
connazionali e agli indigeni in ogni momento della sua vita militare». 24
Accanto alle formazioni regolari, a partire dal 1915 le truppe indigene
includevano anche formazioni irregolari, costituite inizialmente soprattutto da
berberi, che furono tra gli esperimenti più interessanti dell’organizzazione militare
delle colonie. In questi reparti, impiegati in prevalenza a difesa dei loro territori
dalle razzie dei ribelli, ma a volte utilizzati anche in operazioni a largo raggio, il
soldo dell’ingaggio e la speranza di bottino erano una motivazione di solito meno
forte di quella derivante dall’odio atavico fra le tribù, e soprattutto fra berberi
e popolazioni arabe nomadi. La loro gestione e il loro impiego richiedevano
comunque una particolare attenzione per evitare pericolose sorprese, e occorreva
tener conto del fatto che si trattava di bande armate costituite all’occorrenza
e attivate per un periodo di tempo limitato, con un’efficienza e un’affidabilità
dipendenti in larga misura dalla personalità e dal carisma del loro capo. Graziani,
che più ancora di Mezzetti ne fece largo uso nelle sue operazioni di counterinsurgency
in Libia, aveva ben chiaro questo aspetto, come aveva ben chiaro il ruolo che le
bande, composte da elementi motivati, con una buona conoscenza del territorio
ed esigenze logistiche ridotte al minimo, potevano svolgere integrando l’azione
delle forze regolari:
In ogni guerra di conquista coloniale, passata e recente, gli ausiliari autoctoni
hanno sempre costituito un elemento fiancheggiante di prim’ordine, tanto che
la dottrina coloniale ha potuto affermare che un’unità operante in colonia non è
completa se non integrata da partigiani. […] Il segreto infatti per ottenere delle
sicure formazioni irregolari sta nella scelta dei capi, che debbono essere di assoluta
fiducia e di precedenti politici che ne garantiscano l’azione a fianco del governo.
Molto gioverà dunque far cadere la scelta su uomini che comunque abbiano conti
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da saldare o siano mossi da rivalità etnica verso coloro che devono combattere.
Oltre alle considerazioni suggerite dalla composizione della colonna Graziani,
peraltro non diversa da quella delle altre quattro colonne che operavano nella
Gefara in quello stesso periodo, e dall’impiego dell’aviazione, il combattimento
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di Giof che aprì la via per il ritorno sul gebel tripolitano, si presta anche a qualche
riflessione preliminare sull’organizzazione di marcia e sulla logistica. La marcia
24 Ivi, p. 3.
25 R. GRAZIANI, Verso il Fezzan op. cit., p. 188.
26 F. SAINI FASANOTTI, Libia 1922-1931. Le operazioni militari italiane, Roma, Ufficio Storico
Stato Maggiore Esercito, 2012, p. 199-201.
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