Page 45 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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          1  Sessione - Il tributo di sangue                                      43



          repressione, nella realtà fu proprio l’espansione degli eserciti permanenti attraverso
          l’estensione della coscrizione obbligatoria a consentire la creazione di strumenti
          militari di dimensioni senza precedenti secondo il modello dell’esercito di leva a
          larga intelaiatura di stampo prussiano. Grazie alla capacità di controllo dello stato
          moderno con la sua struttura burocratica, il numero degli uomini potenzialmente
          disponibili per la chiamata alle armi aumentò con tassi analoghi a quelli della pro-
          duzione industriale. Se nel 1870 solo un francese su 74 e un tedesco su 34 potevano
          essere conteggiati come riservisti, tra coloro cioè che avendo già fatto il servizio
          militare avevano un addestramento di base e potevano all’occorrenza essere richia-
          mati, nel 1914 questo rapporto era di 1:10 per la Francia e 1:13 per la Germania. 14
              Altrettanto significativa è la percentuale della popolazione maschile mobilitata
          durante la Grande Guerra, che in Italia è tra le più alte, risultando del 14%, a fronte
          del 3% della Prima Guerra d’Indipendenza e dell’1,2% delle successive campagne
          risorgimentali . La stessa percentuale fece registrare l’Austria-Ungheria, mentre
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          valori più bassi si ebbero in Germania con l’11,9%, in Francia con il 10%, in Russia
          con il 6%, e Stati Uniti e Gran Bretagna non andarono oltre il 3% e il 2%, anche se
          il dato britannico viene a essere diluito dalla dimensione imperiale.
              In Italia il sistema definito con i provvedimenti voluti dal Ministro della Guerra
          generale Cesare Ricotti Magnani tra il 1871 e il 1875 e affinato dai suoi successori
          trovò la sua forma definitiva nella riforma attuata nel 1910 dal ministro generale
          Paolo Spingardi. Gli obblighi di servizio erano di 19 anni, quindi fino al 39° anno di
          età per tutti, con 8 anni nell’esercito permanente dei quali 2 sotto le armi e 6 in con-
          gedo, invece che 3 e 5 come in precedenza, seguiti da 4 anni nella milizia mobile e
          da 7 nella milizia territoriale.  La riduzione della ferma da 3 a 2 anni doveva essere
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          nelle intenzioni di Spingardi compensata con un intenso programma di istruzione
          pre e postmilitare, non diversamente da quanto era avvenuto e stava avvenendo in
          altre nazioni europee nel segno di una progressiva militarizzazione della società.
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          14     MARTIN VAN CREVELD, Command in war, pag. 149.
          15     VIRGILIO ILARI, Storia del servizio militare in Italia, pp. 13-14.
          16   Rimaste inizialmente sulla carta, le disposizioni relative alla milizia mobile e alla milizia terri-
              toriale furono tradotte in atto dal tenente generale Emilio Ferrero, che nel 1883 riorganizzò
              la prima, destinata ad affiancare le forze di prima linea dell’esercito permanente, e diede vita
              alla seconda, destinata prevalentemente a compiti di presidio e di sicurezza.
          17   Ibidem, pp. 192-193.
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