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44         Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione




               Secondo Marx ed Engels la sostituzione dei soldati di mestiere con eserciti
            di coscritti, privando le classi dominanti di un docile strumento repressivo,
            avrebbe aperto la via alla rivoluzione. Al contrario il servizio militare si rivelò
            uno strumento altamente efficace per la costruzione di un sentimento nazio-
            nale prevalente sul sentimento di classe, e insieme all’istruzione obbligatoria
            contribuì alla costruzione di una religione civile tanto più sentita quanto più la
            religione tradizionale sembrava perdere terreno. Quella che è stata definita la
            militarizzazione della società, fu infatti la diffusa accettazione di valori propri
            del mondo militare come essenziali per l’ordinato svolgersi del vivere civile.
            Concetti come l’esaltazione della gerarchia con la conseguente subordinazio-
            ne dell’individuo allo Stato, l’importanza del coraggio fisico e della dedizione
            dell’individuo al gruppo, la necessità di una guida eroica nei momenti di peri-
            colo, divennero patrimonio comune, come lo divenne l’accettazione dell’inevi-
            tabilità dei conflitti armati tra Stati.  Le forze armate erano la personificazione
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            della nazione, cerimonie e parate ne fornivano un’immagine in cui tutti pote-
            vano riconoscersi, indipendentemente dalla loro classe sociale, e non a caso
            i sovrani svolgevano le loro funzioni in uniforme. Alla fine dell’Ottocento la
            società europea era profondamente militarizzata, ma sarebbe sbagliato vedere
            in questo il risultato di una propaganda mirata e orchestrata dai governi e dalle
            classi dominanti per distogliere le masse dall’idea della rivoluzione.  Erano
                                                                              19
            anzi proprio gli ambienti più reazionari, che guardavano con diffidenza alle te-
            orie di Hegel e Mazzini, e a un ruolo attivo delle masse, a vedere con sospetto
            l’affermazione di un sistema di valori in cui, come è stato osservato, democra-
            zia e nazionalismo si nutrivano a vicenda. Più si diffondeva la partecipazione
            attiva alla vita dello stato, più questo veniva identificato con gli ideali che lo
            avevano generato e cresceva la volontà di difenderlo e servirlo. La nazione ve-
            niva a essere un polo di attrazione spirituale che forniva uno scopo ideale e una
            ragione di vita, e questa visione contribuiva a rendere possibile la mobilitazione
            totale delle risorse umane e materiali.



            18   Una conferma di quanto questo tipo di approccio fosse diffuso si ha per esempio in JOHN
               GARTH, Tolkien and the Great War. The Threshold of  Middle-earth, Harper Collins Publsher,
               Londra, 2004, pp. 20-25.
            19   MICHAEL HOWARD, La guerra e le armi nella storia d’Europa, pp. 213-214. Si veda anche
               LORENZO BENADUSI, Ufficiale e gentiluomo: Virtù civili e valori militari in Italia, 1896-1918,
               Feltrinelli Editore, Milano, 2015.
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