Page 50 - ATTI 2021 - IL MILITE IGNOTO
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48 Il Milite Ignoto: sacrificio del cittadino in armi per il bene superiore della Nazione
zione dell’efficacia delle nuove armi. Ne seguì uno stallo destinato a durare tre
anni durante i quali, per la continuità dei fronti trincerati, i tentativi offensivi
si riducevano ad attacchi frontali contro solidi sistemi di fortificazioni campali
imperniati sull’impiego delle mitragliatrici e rafforzati da barriere di filo spinato.
Dato il modo in cui questi attacchi erano condotti, la sorpresa era impossibile.
La concentrazione di uomini e materiali a uno o due giorni di marcia dal punto
minacciato e il bombardamento di preparazione della durata anche di più giorni,
erano infatti chiari indizi della direttrice d’attacco. In un tale scenario la poten-
za di fuoco dell’artiglieria, pur intesa per polverizzare le difese, si dimostrò più
efficace nella difensiva che nell’offensiva. In combinazione con il filo spinato e
la mitragliatrice, che rallentavano la velocità di progressione dell’attaccante au-
mentandone il tempo di esposizione, il tiro di sbarramento dell’artiglieria spe-
gneva lo slancio dell’assalto e finiva con l’arrestarlo. Il tiro di controbatteria, pur
reso sempre più efficace anche con l’impiego di proiettili a gas, non riuscì mai a
neutralizzare del tutto questa capacità dell’artiglieria avversaria, almeno fino alle
ultime fasi del conflitto, il che consentiva alle riserve di arrivare sulla scena in
tempo per chiudere la breccia e contrattaccare ripristinando la situazione iniziale.
Particolarmente efficace si dimostrò inizialmente l’uso degli shrapnel, un tipo
di proiettile d’artiglieria che prendeva nome da Henry Shrapnel, l’ufficiale bri-
tannico che lo aveva ideato quasi cento anni prima. Nella configurazione in uso
nella Grande Guerra, lo shrapnel era un proiettile riempito di sferette di piombo
che una spoletta a tempo faceva esplodere a mezz’aria proiettando in tutte le
direzioni il suo contenuto, ma ben presto si capì che normali proiettili ad alto
esplosivo fatti scoppiare in volo da una spoletta a tempo potevano essere ancora
più efficaci per la miriade di frammenti di ogni dimensione che originavano. Fu-
rono questi proiettili, sintesi di meccanica, metallurgia e chimica, a caratterizzare
le tempeste di fuoco della seconda parte del confitto. 23
Una delle critiche più comuni indirizzate ai vertici militari di inizio Novecento
riguarda la loro incapacità di prevedere le forme che avrebbe assunto il prossimo
conflitto proprio per effetto di quella capacità di produrre in massa soldati e
armamenti su cui fondavano le loro pianificazioni. Un tale approccio non tiene
conto della complessità del processo di formazione di una dottrina e di quanto
23 TREVOR N. DUPUY, The evolutions of weapons and warfare, Da Capo Press, New York, 1984,
pag. 220.