Page 74 - Archivi, Biblioteche, Musei Militari. Lo stato attuale, le funzioni sociali, gli sviluppi
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Archivi e Biblioteche: sessione mattutina
dell'Ottocento da tutti gli eserciti (e poi anche da molte marine) europei nell'ambito del
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comando del corpo di stato maggiore".28 A giudizio di Ilari, gli f fici storici "non ser
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vivano a formare i comandanti, ma a supportare ' attività dello Stato Maggiore con lo
studio professionale e mirato dei precedenti e delle esperienze nazionali ed estere".29
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In effetti, ' i s t ituzione dell'Ufficio Storico dell'Arma ha avuto un'origine diversa con
la necessità di raccogliere i documenti per fornire un quadro generale (di futura valen
za storica) delle attività condotte dall'Arma dei Carabinieri.
Tale stato dei fatti subisce un primo mutamento alla fine degli anni Ottanta. Ancora
nel 1 9 87, nel fornire gli elementi di risposta all'interrogazione parlamentare presentata da
due deputati,30 l'ufficio Pubbliche Relazioni e Documentazione precisava che "l'archivio
storico del Comando Generale dell'Arma [ . . ] è stato costituito per esclusive esigenze di
.
documentazione dell'Istituzione. Pertanto, non è aperto alla libera consultazione del pub
blico".31 Nell'appunto che precedeva tale comunicazione esterna veniva precisato che
"l'archivio del Comando Generale non è stato mai aperto alla libera consultazione del
pubblico" e che " fi nora, comunque, le richieste di carattere storico rivolte da privati
(mediamente 1 0 - 1 5 l'anno) sono state regolarmente evase da quest'Ufficio [P.R. e
Documentazione], che ha fornito di volta in volta risposta scritta agli interessati".
A risollevare la questione fu, in particolare, un articolo apparso su "Il Manifesto",
giovedì 23 febbraio 1 9 89 (La talpa p. II) dal titolo "Benemerenze del silenzio - Gli
impenetrabili archivi dell'Arma" a firma del professore Giorgio Rochat. In particolare,
Rochat, stigmatizzando la chiusura degli archivi dell'Arma, sottolineava anche che
"siamo ridotti a supporre che esista un archivio generale dell'Arma, certamente di stra
ordinario interesse, comunque inaccessibile agli studiosi di qualsiasi orientamento.
Questa politica di segretezza rientra nelle tradizioni dell'Arma, che preferisce chiudersi
in un mito di inespugnabile riservatezza anziché affrontare un confronto con gli studio
si e l'opinione u bblica e curare una sua presentazione moderna, all'altezza dei tempi".
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Tale articolo, indirettamente, poneva nuovamente la questione dell'Ufficio Storico e
delle sue attività tanto che, nei mesi successivi, furono redatti una serie di appunti per
analizzare la situazione e impostare una nuova linea di condotta.32 Con un primo appun
to di stato maggiore, il capo ufficio, maggiore Marco Ricotti, prospettava la situazione
dell'Ufficio Storico con la necessità di una presa di contatto con gli altri ffi u ci storici di
forza armata "per documentarsi".33 Circa un mese dopo veniva fornito un quadro d'in
sieme abbastanza definito che consentiva di orientare in questo modo i nuovi compiti
dell'Ufficio Storico: condivisione dell'opinione che "l'Arma debba adeguarsi alla nor
mativa ed alla prassi degli altri Enti militari, assicurando in qualche modo la possibilità
di consultazione dei documenti da parte del pubblico" seguendo quanto svolto sino a
quel momento dagli U f fici S t orici degli Stati Maggiori di Esercito, Marina ed
Aeronautica; diversificazione dei "ruoli dell'Ufficio Storico e del Museo" [ . . ] assegnan
.
do con opportune intese: all'Ufficio la custodia del materiale "non consultabile a norma
di legge o, comunque, ritenuto ancora 'occorrente'; al Museo la conservazione del
materiale consultabile, che dall'Ufficio gli verrebbe ceduto in custodia fiduciaria".
Tale nuovo orientamento fu comunicato dall'Ufficio al Museo Storico34 disponen
do che era necessario "dare piena attuazione alla normativa" includendo nell'archivio
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