Page 308 - Missioni Militari Italiane all’estero in tempo di pace (1946-1989) - Atti 27-28 novembre 2001
P. 308

296                                            ~A LVATORE MINAkOI


             Nel quadro dj una politica di consolidamento dei rapportl con i paesi dell'Africa
         settentrionale,  nella  prima .metà  degli anni  Ottanta,  si  ebbtro frequenti incontri
         tra  le massime autorità governative italiane e  ar:tbe  aventi a  oggeuo  non  solo  i
         rapponi  tra  i  rispen ivi  paesi  ma  :tnche  la  questione palestlne:;e nel  più  ampio
         contesto del dissidio uabo·israeliano. Con la Libia, la Tunisia. l'Algeria e l'Egitto,
         l'Italia manteneva  intensi  r:1pporti.
             Le  relazioni  tra  l'Italia e la Libia  si anicol:tv;tno  in una molteplicità di inizia-
         tive che si  estendeva no  a d iversi  seuori  e  assumev:mo  un  carattere  particolar-
         mente  delicato e  comp lesso.  Esse  erano  intense  s~•l  piano economico  e  della
         cooperazione  tecnica,  il  che comportava  la  presenza  di  circa  20.000  italiani  in
          massima partt tecnici e maestranze delle nostre imprese operanti in diversi settori.
          Dalla  libia l'Italia import.ava  petrolio e gas liquido . E tuttavia, nonostante l'inten-
         sità delle relazioni economiche,jl contenzioso diplom<~tico tra l'Italia e l'ex colonia
                       2
         era  assai  nutrito <5 >.  Nei  rapporti  con T ripoli,  l'Italia  doveva tener  conto della
          presenza di  tanti italiani in Libia. un elemento ritenuto  ben p.iù  importante degli
         stessi  rifornimenti energetici, e che agiva come motivo sulla volontà del governo
         di  Roma  di  intrattenere  con  questo  Paese  rel:tzioni  improntare  alla  reciproca
         comprensione (5Jl.  Senonché  le  accuse  di  complicità  con  il  terrorismo  it:Jiiano
                                                   4
          rivolte  al  regime  libico, e sempre smentite da Cheddafi (5 >;  oppure di responsa·
         bilità libiche in atti terroristici in campo  internazionale;  l'assassinio dì esuli libici
          in llalia;  le frequenti  controversie  marinime corredate di  arresti e  detenzioni  di
          pe~catori  e altri citraclini  italiani; l'accordo it<tlo-maltese sulla neutralità di Malta
         oltredlé le mire e le manifestazioni dell'espansionismo libico in Africa erano tutti
         ostacoli dissèminati  sulla  via  di una  norm:dizzazio ne  dei  rapporti  tra  Italia  e
          Libia. E ne meuevano in luce  le crepe che rivelavano l'usura delle passate intese
          benché non mancassero gli sfonl per ma.ntenerle in vira.
             Nella  prima  mcrà degli  anni  Onanta,  per  una  serie  di  iniz.iative di  Tripoli,  i
          rapporti  italo·lihici divennerc>  tempestosi t5sl.  A  tal  proposito  occorre  souolineare
         che  l'atreggiamento  conciliante  e  remissivo dell'll:tlia, di fronte  al colpi di testa e
         alle  punture di  spillo  di Gheddafì, non era  motivato soltanto dalla considerazione
         degli interessi  economici  italiani e della nutrita presen7:a  dì nostri connazionali  in
          Libia.  A  questo riguardo è  estremamente  illumin:tnle  ciò  che  Colombo ebbe a
         dìchiamre in Parlamento  subito dopo  l'attentato  mor1ale a Sadat.  Premesso che il
          Governo non poteva prendere in  consider>~zione le voci e i sospetti di responsubi-
          l.ità  libiche nell'assassinio  del presidente egiziano  e che esso  doveva invece mani·
          festare a Tripoli "il proprio dissenso su ciò che non riteneva di poter "condividere",
          come  ·'la  politica  libica  in  Africa  e  nel  Mediterrnneo",  il  ministro  degli  Esteri
          ammonì:  • Ma  bisogna essere allenti a  non spl11gere quel Paese verso alleanze che
   303   304   305   306   307   308   309   310   311   312   313