Page 314 - Missioni Militari Italiane all’estero in tempo di pace (1946-1989) - Atti 27-28 novembre 2001
P. 314

302                                            SALVATORE  MINAllOI


         deii'ONU, l'Italia sollevò immediatamente il problema del conflitto lr:m-lr:tq, invo-
         cando un immediato "cessure  il fuoco"  e soStenendo  la  necessità di una sistema-
         zione negoziata del conflitto, secondo le nom1e dello  Statuto delle Nazioni Unite.
         Tale impostazione fu farra  propria dagli altri panners europei  che dichiararono di
         fare affidamento sulla non ingerenza d i rutti gli altri paesi, specialmente delle due
         grandi potenze mondi::tli. J paesi europei individuarono nella Conferenza  islamica
         la  strada  per giungere a un accomodamento pacifìco del conniuo.
            Con entmmbi i  P:tesì  in guemt l' lwiia svolse,  nei limiti delle sue possìbillw,
         un'azione  di chJ:Himento  e  d i  esortazione alla  pace gi:rcché  il conmuo  creava
                                                   88
         qualche diCiìcoltil sopratwtto nel  suoi  raf)poni con l'Iran t >. E tUlta via pregiudi-
         ziali wmc quella di Teher'Jn dell'abbanimento del regime di Saddam Husseìn bloc-
         cavano ogni possibilità di uno sbocco negoziate del connitto nel golfo Persicotft9)_
         Anche in I raq, rlt:rlia aveva  rilevanti interessi economici e vi si  trovavano inoltre
         molti  italiani  che  prestavano  la  loro  opera.  L'intcrscambio  italo· iracheno  era
         nettamente in passivo per l'Italia  che  intc::ndeva  colmare il deficit attraverso una
         forte presenza  di aziende  italiane  in campo economico.  Non  solo. Ma  l.n  campo
         militare e  in quello  nucleare l'Italia si affiancava alla Francia come parmer privi-
         legiato  di Baghdad (90)_
            Con  1:~  liber-.Jzione  degli  ostaggi  americani  nel  gennaio  1981,  cui  seguì  !:t
         revoc;r  delle sanzioni  decreate dalla  CEE  l'anno  prima,  Italia e  Iran  ripresero i
         loro  rapporti  diplomatici  ed  economiCi  i  qu:~li ,  in  rc:tlti"r.  non  entnO st;Hi  m;ri
         imerroul complet~mente ma, a  c:tusa della guerra iraco-irani:tna, avevano incon-
         trato  qualche difficoltà <'m.  A  pro posito degli ostuggi. poi, occorre dire che,  pur
         dicendosi solidale con  il popolo americ:w o, tutwvia  il governo italiano moswrv~
         contempt)r:tncamente  comprensione  per  le vicende  iraniane  e  si  preoccupava
         "di non  Introdurre àltri elementi di  turbnmenro in una così  difficìle slwazione•
                                                           2
         oltreché "di salvaguardare anche legittimi interessi reali e personaJi•<9 >.  Insomma
         l'Italia dava un colpo al cerchio e uno alla botte per non scomemare né w :rshingro n
         né Tchcran.
            Le  nubi che si  addensavano min~cciosamente sulle roue del  petrolio costi-
         tuivano altrettanti segn:11i inquiet:lnti per il fuwro di libere nazioni deii'Occfdente
          industrializzam. Occorreva un notevole sforzo di fantasia per comprendere e inter-
          pretare il sen.so delle trasformazioni Ln  3110  in quell'area geografica. Il nnllament.o
         di  regime  in rran.  dove  si  :rfferm:wa  un  integralismo  religioso  scilla  destin:rto
         ;r  estendersi  negli altri paesi  del Golro in cui  vi  era  un:r  largn  presenz;r  di popo·
          !azione  sciitn,  e  la  guerra  lr:t  I'Tran  sciita  e  l'lr;rq  sunnita  dovevano  trasfom1are
          l'insieme  degli stati  della  penisola  arabica  affacciantisi  sul  Golfo in  un'area
          polilica imerdipendeme che lmeragiva con l'inrerdipendenza  delle regionj di cui
         quell'insieme di  stati  faceva  già  parte.  L'interdìpendenza  delle  regioni  gravitanti
         sul  golfo  Persico  poteva  cogliersi  nell'invasione sovietica  deii'Afghanist:ln e  nel
   309   310   311   312   313   314   315   316   317   318   319