Page 90 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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                Quali furono i caratteri di  quel modello?  Da parte delle forze  liberali più
            aperte si era cercato di affermare un  modello che vedesse la decisione della po-
           litica  militare finalmente  sbilanciata  verso  il  Parlamento, lasciando il  governo
            (cancelliere e ministro della  Guerra)  come amministratore delle decisioni  par-
           lamentari e  lo  stato  maggiore  come suggeritore e  soprattutto esecutore tecni-
           co:  al  gabinetto militare del  monarca sarebbe pur rimasto ogni decisione circa
           il  comando  dell'esercito  in  guerra.  La  fine  del  I<onfliktzeit  delineò  invece  un
           modello  affatto  diverso,  fortemente  sbilanciato  verso  quello  che  sarebbe  poi
           stato  il  gabinetto  militare  dell'imperatore.  Bismarck  riuscì  a  giungere  ad  un
           compromesso finale  in  cui  al  Bundestag rimase l'approvazione del  bilancio an-
           che se  con la  formula  del  bilancio consolidato.  Questa sembrò lasciare al  par-
            lamento la  formale  potestà decisionale,  anche se  non  più  annuale  ma  rinviata
            ad  ogni  scadere  del  settennio.  Dietro  quella  formula,  però,  passò  il  concetto
           che il  centro delle massime  decisioni  militari  stava  nello stato  maggiore e  nel
           gabinetto della Corona, con il ministro della Guerra in funzioni sostanzialmente
            amministrative  ed  esecutive  e  il  Parlamento  praticamente  esautorato  dei  suoi
            poteri  di  controllo:  lo  stesso  ruolo del  cancelliere veniva istituzionalmente in-
            debolito,  in  questa configurazione, anche se  per il  momento la  forte  persona-
            lità di Bismarck controbilanciò e contrastò tale indebolimento. L'esercito tedesco
            ebbe il  bilancio  consolidato e la  ferma  di  due anni:  la  politica di  guerra volu-
            ta  dal  monarca  e  da  Bismarck  fu  portata  avanti  formalmente  senza  chiedere
           fondi  ulteriori al  Parlamento.
                In  termini  di  scienza  della  politica,  e  di  relazioni  civili-militari,  il  I<on-
            fliktzeit  aveva posto all'ordine del giorno un problema fondamentale della po-
            litica  e  degli  stati  contemporanei:  il  problema  del  controllo  dei  militari.  Lo
            scontro  politico  fra  gli  attori  fu  forte.  La  soluzione  cui  si  addivenne  rappre-
            sentava  una  netta sconfitta delle ipotesi  liberali e parlamentari attraverso quel
            modello  delle  relazioni  civili-militari  e  tutta  la  storia  dell'impero  tedesco  ne
            uscì  condizionata.
                È però possibile osservare che - prima della soluzione definitiva - tutti gli
            attori erano attori  forti:  forte  era  il  Parlamento che aveva  osato sfidare  il  mo-
            narca  proprio sul  terreno  delle  forze  armate,  forte  era  la  personalità  del  can-
            celliere Bismarck, forte era lo stato maggiore che faceva leva sul prestigio militare
            dell'esercito  e su  quello  sociale  del  suo  corpo ufficiali,  forte  era infine  la  Co-
            rona con  il  suo  gabinetto.  La  soluzione finale  del  I<onfliktzeit  scivolò  verso  il
            compromesso.
                La  soluzione moltiplicò la  forza  della  Corona e dello stato maggiore.  Eppu-
            re - per  quanto  quello  dell'imperatore, del  suo gabinetto e dello stato maggiore
            risultarono i più forti  - anche  gli  altri  attori, gli  altri  poteri,  avevano  avuto  una
            propria forza.  L'asprezza  del  Konfliktzeit era discesa  proprio da questo.
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