Page 91 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1861-1914) - Atti 24-25 settembre 2002
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LE  FORZE  ARMATE  E  LA  POLITICA                                      75


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             Anche  in  Piemonte e  poi  in  Italia,  fra  1859 e  1861, si  accese  una  polemica
         politica che ha aspetti  di  analogia con  la  vicenda tedesca (26).
              L'aspro  scambio  parlamentare  fra  Cavour  e  Garibaldi  dapprima sull'eser-
         cito meridionale e  poi  sulla  Guardia nazionale ebbe da  subito un rilievo  politi-
         co e costituzionale,  piuttosto che solo tecnico-militare:  come a  Berlino attorno
         alla  Landwehr.  E i temi  sollevati  dallo  scontro  a  Torino  furono  non  diversi  da
         quelli su  cui  si  discuteva  a  Berlino:  potere  d'iniziativa  delle  opposizioni,  pote-
         re  parlamentare, spazi  d'azione del  governo e  operato della Corona in  tema di
         politica  militare.
              A  livello  tecnico-militare  in  discussione  c'era,  come  Pieri  scrisse  con  chia-
         rezza,  il  modello  di  forze  armate dell'Italia  unita:  da  un  lato  i lamarmoriani  più
         stretti, che rimpiangevano  il  piccolo  esercito  di  mestiere  piemontese;  in  mezzo  i
         militari governativi  (a  partire dal ministro della  Guerra  Fanti (27»),  convinti e sod-
         disfatti dell'ingrandimento del  piccolo esercito sabaudo in  un  organismo militare
         più consistente, adeguato alle ambizioni da grande potenza della nuova Italia uni-
         ta;  da un  altro lato  i democratici del  partito d'azione e  Garibaldi che, attraverso
         quelli  dell'Esercito  meridionale e della  Guardia nazionale,  in realtà riproponeva-
         no  i  problemi  dell'armamento  nazionale,  quasi  anticipando  l'adozione  del  siste-
         ma di  reclutamento obbligatorio con quell'insistenza del  ricorso a tutte le energie
         vive della nazione, e soprattutto preparavano la  prosecuzione della rivoluzione ri-
         sorgimentale in una rivoluzione democratica che desse  subito Roma all'Italia.

              Ma oltre alle  questioni  "tecniche"  (in  realtà  tali  da  strutturare la  costituzio-
         ne  sostanziale del  Paese),  in  discussione era anche il  modello di  relazioni  fra  for-
         ze armate e politica. Da un lato, lamarmoriani e governativi intendevano mantenere
         fermamente il  potere d'iniziativa in materia militare alla Corona, al governo e agli
         alti  comandi;  dall'altro  lato stava  l'iniziativa  parlamentare.  Chi  uscì  sconfitto da
         questo scontro, com'è noto, furono Garibaldi, il  partito d'azione e il  parlamento.
              Definito  il  ruolo  costituente delle  vicencle  in  oggetto,  una  sorta  cii  Konflikt-
         szeit  in  seclicesimo  della  primissima  Italia  unita,  conviene  osservare  più  da  vicino
         le  posizioni degli  attori della  politica militare di  quegli  anni.  A differenza del  caso
         prussiano, dove tutti i poteri si  presentavano forti,  in  Italia la  debolezza pareva una
         caratteristica comune.  Se  a  Berlino era  stata  la  forza  ad  originare tanto  l'acutezza



              (26)  Per  quanto  segue,  la  ricostruzione  migliore  degli  eventi  è  ancora  quella  di  Piero
         Pieri,  Storia  militare del  Risorgilllellto.  Gl/erre e illsllrreziolli cit., e  Id.,  Le forze armate lIell'età
         della Destra cito
              (27)  Su  questo,  in  particolare,  cfr.  Francesco  Bogliari,  Carlo Traversi,  Mal1fredo  Fanti.
         Roma,  Ussme,  1980.
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