Page 48 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1915-1943) - Atti 22-24 ottobre 2003
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            essere più facilmente dominate da personalità carismatiche, dirette tramite la pro-
            paganda, i media ecc.  e comunque inquadrate grazie ad un mix tipicamente mus-
            soliniano tra il bastone e la carota.
                 Quanto alle masse popolari in divisa Gibelli sostiene che la «contrapposizio-
            ne tra fanti-contadini e operai-imboscati fu  costruita artificialmente» (40).  In realtà
            questa  contrapposizione,  pur facendo  il  gioco  della  propaganda di  guerra  e  pur
            essendo  certamente da  essa alimentata  allo  scopo  di  mascherare  la  linea  di  frat-
            tura fondamentale,  che  passava invece tra la  borghesia e le  classi  popolari, trova
            un suo fondamento statistico in quei  pochi dati  riguardanti le professioni dei ca-
            duti  nel  corso  del  primo conflitto mondiale,  che  sono  stati  finora  raccolti.  Se  si
            considerano i morti della provincia di  Bologna, si  trova che, mentre la media ge-
            nerale si  aggirò  intorno al  50/0  di  tutti coloro  che  erano stati censiti  nel  1911  in
            sede di  rilevazione delle  professioni, nel caso di alcuni rami occupazionali le per-
            centuali  si  discostarono  da  tale  media  in  misura  significativa.  In  particolare  gli
            operai  dell'industria chimica e dei  metalli  registrarono indici  bassissimi  (rispetti-
            vamente 1 e 1,5%); non altrettanto fortunati furono gli addetti alle industrie estrat-
            tive e all'edilizia (6%), i quali ultimi in ogni caso se la cavarono meglio dei contadini
            (7%).  Nello stesso tempo va  tenuto presente che gli  «imboscati»  furono relativa-
            mente  più  numerosi  nelle  file  della  borghesia:  gli  indici  dell'1,5%  concernente
            tutti coloro che non erano in condizione professionale (studenti, benestanti, pro-
            prietari, pensionati, mendicanti) e del  3,5%, che riguardò i liberi  professionisti e
            gli impiegati, indicano infatti che di regola la borghesia fu  meno colpita della me-
            dia  degli  addetti all'industria (4%)  e,  come abbiamo visto,  dei contadini (41).
                 Qualora  poi  si  confronti  la  ripartizione  professionale  dei  maschi  registrata
            nel  comune  di  Vicenza  in  occasione  del  censimento  del  1911  con  quella dei  ca-
            duti  durante la  Grande Guerra,  si  trova che  i  contadini,  pur essendo  soltanto il
            17% dei  vi centini, furono il  37% dei  morti per cause belliche, mentre al  contra-
            rio la  forbice  tra i due  dati  rispettivi  nel  caso  degli  addetti alle industrie estratti-
            ve  e manifatturiere fu  limitata:  22% dei  lavoratori del  1911  e 25% dei  caduti in
            guerra.  Ma anche nella città veneta chi  pagò  un  tributo di  sangue  proporzional-
            mente  minore  fu  la  borghesia.  Gli  appartenenti  all'amministrazione  pubblica  e
            privata  e coloro che  esercitavano professioni  e arti  liberali  furono  il  9% dei  ca-
            duti contro il  13% degli occupati nel  1911 (42).  Se non si  volesse evitare la nomea



                 (40)  Ivi,  p.  89.
                 (41)  P.  Del Negro, La  mobilitazione di guerra,  cit.,  p.  14-15.
                 (42)  Id.,  1915-1918.  III.  Partecipazione  dei  vicentini allo  sforzo  comune,  in  Storia  di
            Vicenza,  IV/l, L'età contemporanea,  a cura di  Franco Barbieri  e Gabriele  De  Rosa,  Vicenza,
            Neri  Pozza,  1991, p.  109-114.
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