Page 117 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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         I:OPINIONE  PUBBLICA  E LE  CLAUSOLE  DEL  TRAITATO  DELLA  PACE  DlI'ARIGI
             La  risoluzione della vertenza altoatesina si  aggiunge alla  notizia  dell'appro-
         vazione dell'articolo 13  del  trattato, che tutela le  minoranze italiane dei territo-
         ri  ceduti, e  dell'impegno di  Atene a  non trasformare sic  et simpliciter i cittadini
         italiani  dell'arcipelago  del  Dodecanneso  (appena  ceduto  definitivamente  alla
         Grecia)  in  cittadini ellenici:  "La delegazione greca  ( ... ) sostiene il  principio che
         l'uomo  non segue la  sorte dei  territori.  Fosse  sempre vero!".  Il  riferimento è di
         nuovo al  confine orientale:  non certo a caso l'inviato del  Corriere stigmatizza la
         viscerale opposizione del  "blocco slavo" all'articolo 13, letto ufficialmente come
         "iniquo sospetto", ma  in  realtà  respinto  perché ostacolo alla  denazionalizzazio-
         ne  in corso in  Dalmazia e nella zona B del1crritorio libero(l 29 l.  L'accordo italo-
         austriaco  verrà  nel  complesso accolto  con simpatia  dall'opinione  pubblica,  che
         aveva  temuto  di  perdere  anche  la  seconda  "città  irredenta"  del  1918.  Soltanto
         l'irriducibile  settimanale  satirico  anticlericale  e  antidegasperiano  Don  Basilio
         condannerà il  compromesso,  attraverso  una  delle  sue  famose  vignette  di  prima
         pagina:  mentre un  piccolo De Gasperi  da Roma guarda con apprensione le  pro-
         teste  di  un  microscopico  picciotto  siciliano  (brandente  un  cartello  recante  la
         scritta "Pane e  lavoro"), alle  sue  spalle  un gigantesco  e  mostruoso  vescovo  con
         la  tiara ornata di  svastica e  aquila bicipite asburgica si  divora in  un  sol  boccone
         l'Alto Adige ( 130l.
             La  perdita delle colonie è accolta similmente alla questione occidentale o al-
         la  sorte del  Dodecanneso: si  tratta dell'atto formale di  una decisione ormai presa
         e  imposta da tempo.  Le  colonie prefasciste, dalla Somalia all'Eritrea alla Tripoli-
         tania, verranno sottratte all'Italia con il  sostanziale accordo di  tutte le  potenze. La
         stampa italiana accoglie la notizia come l'ennesima ineluttabile sciagura, anche se
         alcune voci si  pongono la domanda, affatto banale, su come e con quali mezzi un
         Paese  così  prostrato avrebbe  potuto amministrare  i territori  d'oltremare.  L'estre-
         ma destra  riappare su  questo argomento con una lunga ricostruzione della storia
         del colonialismo italiano allo scopo di  respingere ogni distinzione, considerata un
         dannoso e inutile "baloccamento", tra colonie prefasciste e colonie fasciste.  Le se-
         conde,  secondo  il  futuro  organo  del  Msi,  rappresentarono  il  diretto  completa-
         mento delle prime. Ma, al  di  là  di  ogni distinzione, il  dato più  significativo è che
         questa "nuova Italia" non ha saputo difendere ne' le colonie primigenie ne' le al-
         tre,  offendendo la  memoria dei  caduti,  e  barattando quei  territori:  "con le  pro-
         messe  vacue  della cobelligeranza,  del  'biglietto di  ritorno', e  con le  stupidaggini



            (129)  Filippo Sacchi, "L'accordo per l'Alto Adige  inserito nel trattato di  pace", in:  Nuovo
         Corriere della  Sera,  22 settembre  1946, p.  J.
            (130)  "Il trave e il  fuscello",  in:  DOli Basilio,  anno I,  n.  8, 3  novembre  1946, p.  1.
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