Page 154 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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GIANFRANCO IIENEDE'lTO
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che intendeva «degradare il Paese a una economia di vassallaggio coloniale e che
adeguava l'economia dell'Italia alle esigenze imperialistiche dell'America (67)>>. Il no
alla politica di Washington era conseguenza della sua manifesta volontà di control-
lare e guidare la produzione e l'esportazione dei Paesi dell'Europa occidentale; di
voler organizzare l'Europa contro l'Unione Sovietica; di voler impedire lo svilup-
po di ogni idea progressiva e condurre una lotta a fondo contro il socialismo ne-
mico del capitalismo. La sfiducia in De Gasperi derivava dall'essersi adeguato a
questa linea. A queste critiche aveva risposto che era stato necessario per ottenere
gli aiuti dagli Stati Uniti, aiuti che imponevano anche dei doveri (68), a che i socia-
listi avevano replicato che il Piano Marshall rappresentava lo strumento economi-
co della dottrina di Wall Street. Nenni respingeva l'ipotesi dell'Italia inserita in un
sistema rigido di alleanze: l'ultima di quelle esperienze, il Patto d'Acciaio, aveva
condotto il Paese al centro della più formidabile competizione imperialista che
l'aveva isolata completamente. Il Patto di Bruxelles o il Patto Atlantico erano con-
siderati tutti sinonimi di isolamento: «Allora sì, saremo isolati e non oggi che con-
serviamo una certa possibilità di manovra (69»).
I?Italia era in una condizione diversa rispetto agli altri candidati, a causa del
trattato di pace impostole e la Prancia non gradiva che Roma entrasse nella Unio-
ne Occidentale, evento che avrebbe fornito ulteriori pretesti ai partiti comunisti
italiano e francese e alla stessa Unione Sovietica per accrescere le tensioni esisten-
ti. Parigi, inoltre, condivideva con Londra il sospetto che l'Italia potesse approfit-
tare della adesione per chiedere la revisione dei trattati di pace: forte della vitto-
ria elettorale sui partiti di sinistra avrebbe potuto richiedere con determinazione
maggiore di quella mostrata fino ad allora, concessioni sulle colonie e sulle limita-
zioni agli armamenti. Londra sospettava il ritorno di pretese nazionalistiche - co-
lc)t1ie, ricostituzione della flotta - che nel nuovo quadro internazionale erano del
tutto improponibili: ciascuno Stato doveva essere consapevole che la difesa occi-
dentale avrebbe richiesto il sacrificio dei propri interessi nazionali. Accettare la re-
visione dei trattati di pace per l'Italia come atto necessario al suo inserimento nel
sistema di difesa avrebbe potuto essere inteso da Mosca come un cedimento, co-
stituendo un pericoloso precedente. Pertanto, Parigi prospettò agli Stati Uniti
una alleanza tutta mediterranea tra Roma, Atene e Ankara, ipotesi rigettata: al
Congresso bisognava presentare l'impegno congiunto degli Stati europei per la
loro difesa e l'Italia non poteva non essere esclusa dal sistema difensivo. Inoltre,
(67) R. Carli-Ballola, "Qucsta vittoria", in: Avanti!, 16 luglio 1948,1' . .1.
(68) D. Ardia, Il partito socialista, cito p. 85.
(69) I~ NCllni, Il cappio delle alleal1ze, Milano, 1949, p. 167 c s.

