Page 216 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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-                                                              GREGORY  ALEGI





             La propaganda del volo

                 Per attrarre i giovani verso il mondo dell'aviazione, un ruolo particolare fu as-
             segnato  all'Aero  Club  d'Italia  (AECI),  l'organismo  tradizionalmente  preposto al-
             l'attività di  volo  privata (32).  Nella fase  più dura della crisi, toccò proprio a queste
             modestissime attività il  compito di  mantenere viva la speranza del ritorno a vola-
             re.  Nel  rifondare il  sodalizio sulle macerie di  quella che era stata la Reale  Unione
             Nazionale Aeronautica (RUNA), il  primo statuto postbellico si  richiamava ad una
             generica  attività  di  "propaganda aerea"  da  svolgersi  principalmente attraverso  il
             turismo e lo sport dell'aria, affiancati inizialmente da una esigua attività di  lavoro
             aereo e gestiti  da una struttura federativa.  Nel  1950 proprio questo portò a con-
             fluire nell'AECI anche l'attività di volo a vela, rinato per iniziativa di piccoli grup-
             pi  spontanei,  principalmente  lombardi.  Nel  1952  l'impostazione  dell'AECI  con-
             sentì  al  CONI di  ammetterlo  quale  federazione  sportiva,  coronando un  triennio
             ricco di soddisfazioni  per il  presidente Manillo Zerbinati.
                 La  ripresa di  quella che oggi  si  chiama "aviazione generale" oltre il  ristretto
             novero  dei  possidenti  è  però  legata  soprattutto allo  stretto  rapporto  instaurato
             con l'Aeronautica Militare per le fasi  addestrative iniziali degli allievi  piloti.  Dal
             1949 al  1955  ben  1023  giovani superarono gli  speciali corsi per "aspiranti allie-
             vi  piloti  militari"  svolti  presso gli  Aero  Club,  con  un'incidenza pari  al  460/0  dei
             brevetti civili  di  1 ,2 e  30 grado conseguiti  nello stesso periodo.
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                 A  tali  corsi  premilitari,  pudicamente  definiti  "ministeriali",  si  sarebbero
             poi  affiancati  quelli  di  volo  a vela  per gli  allievi  de li' Accademia Aeronautica,
             consentendo alla  forza armata di  sostenere gli  aero club con massicce cessioni
             di  aerei, infrastrutture e personale.  I primi sei apparecchi in uso dali' Aeronau-
             tica Militare  comparvero  nel  1949, salendo a  sessanta nel giro  di  un  anno,  a
             cento in  due ed  a più di  duecento entro il  1956.  In  termini  percentuali  l'inci-
             denza  degli  aerei  militari  nelle  flotte  degli  aero  club  passò  in  pochi  anni  dal
             5,45% del  1949 al  63,6% del  1958.
                 Cesperienza dei brevetti ministeriali, che consentirono di avvicinare al  volo la
             generazione di giovani che conservava il  ricordo dei  successi aviatori italiani pre-
             bellici,  si  concluse dopo soli  cinque anni  per la  valutazione  negativa sul  livello di


                 (32)  Manca a tutt'oggi una ricostruzione critica delle vicende dell'Aero Club d'Italia, il
             cui  ruolo  nell'aviazione  italiana  resta  pertanto  poco  noto  e  ancor  meno  compreso.  Alcuni
             cenni storici  negli  annuari curati da Bruno Franchi  per l'AcCI dal  1991  in avanti.  Stimolanti
             proposte interpretative in  Umberto Nannini, "Vita degli Aero Club", in Alata internazio11ale,
             giug110  1970, p.  98-101.
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