Page 217 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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UNA  AERONAUnCA  NUOVA:  IL  RAPPORTO  CON  lA  NAZIONE  NELLA  RICOSTRUZIONE  DELLA  FORZA  ARMATA  _

        preparazione raggiunto presso gli aero club (33).  In altre parole, durante la successiva
        fase  di  addestramento militare, gli  allievi  provenienti dalle scuole civili  mostrarono
        tali difetti d'impostazione nella tecnica di pilotaggio da indurre l'Aeronautica Milita-
        re a tornare ad addestrare allievi  digiuni di pilotaggio o tutt'al più con un'esperien-
        za limitata ai soli corsi di  cultura aeronautica. Dal canto loro, gli aero club scartaro-
        no  la  possibilità  di  standardizzare  i  programmi  addestrativi  e  la  formazione  degli
        istruttori a somiglianza di  quanto già da qualche tempo faceva l'Aeronautica Milita-
        re.  Quando infine vi  si  pervenne,  l'addestramento  militare  era saldamente entrato
        nell'era del jet, rendendo poco costruttivo perseguire la strada civile.



        Ritorno all'acrobazia
            Per restituire alle masse la dimensione positiva e gioiosa si  ricorse soprattut-
        to alle manifestazioni aeree ed all'acrobazia individuale e ancor più a quella col-
        lettiva. In questi campi l'Italia vantava una ricca tradizione, che comprendeva le
        straordinarie "Giornate dell'Ala" del 1930-32 e le avvincenti pattuglie che si era-
        no esibite in Europa e  America Latina.  Vent'anni dopo, la meraviglia per la ca-
        pacità di  manovrare all'unisono  in  spazi  ristretti  superava ancora ogni  barriera
        politica  ed  ideologica,  creando  intorno  all'Aeronautica  un  vasto  consenso,  sia
        pure ingenuo e superficiale.
            Il  ritorno all'acrobazia collettiva è solitamente considerata la "Pattuglia della
        Giovinezza" di  quattro Spitfire allestita dal 5° Stormo per la manifestazione del-
        l'Aero Club di Padova del 7 settembre 1947(34). Dopo la prima fase spontaneisti-
        ca, nel  1952 si aprì quella delle pattuglie acrobatiche di stormo che si avvicenda-
        vano nel rappresentare ufficialmente l'Aeronautica Militare. Alla formazione tito-
        lare se ne affiancava una seconda, creata in seno ad un altro reparto, che sarebbe
        subentrata nel  ruolo l'anno successivo.  L'impostazione, benché molto dispendio-
        sa, stimolava un forte spirito di emulazione tra gli stormi, a tutto vantaggio dello
        spirito  di  corpo e della spettacolarità. A tutto vantaggio  della fantasia,  ciascuna
        pattuglia aveva facoltà di scegliersi nome e colorazione:  si  ebbero così i "Lancie-
        ri  neri"  della 2 a  Aerobrigata,  su  aerei  in  nero  lucido;  i  "Diavoli Rossi"  della 2 a ,


            (33)  U.  Nannini, cit., p.  100.
            (34)  Sulle  pattuglie acrobatiche esiste una vastissima pubblicistica, a partire dalla Mera-
        vigliosa avventura di Renato Rocchi comparsa in quattro volumi nell'arco di vent'anni (La ed.,
        Roma, SMNUfficio Storico, 1978-1980,2 voI.;  2.a Ed., Udine, Aviani,  1990-991,3 voI.;  il
        solo  quarto volume,  Udine,  Industries Trade  Center,  2000).  Per  i dati  sintetici  seguiamo  le
        tabelle  in Gianfranco Da  Forno, Frecce Tricolori.  Disegni nel  cielo, Firenze, EDAI,  1994.
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