Page 331 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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II.  DII\ATrITO  NAZIONALE  SUGLI  l'UROMISSILI  IN  ITALIA

        tra i due blocchi per salvaguardare la  pace in  un  mondo in cui si  moltiplicavano
        i conflitti  parziali nelle  diverse  aree geografiche, che mettevano sempre a diretto
        confronto le  grandi potenzc(lol). A fare  in un certo senso da controcanto alle  po-
        sizioni espresse a sinistra da Lombardo Radice e da Ledda, però, era lo storico Se-
        chi, il  quale sosteneva che il  proposito manifestato ora da Breznev di volere avvia-
        re una seria trattativa sulle armi nucleari, non era il risultato di "una mera congiun-
        tura" astrale bensì invece il  frutto della determinazione e della coerenza di  Reagan
        nel  perseguire  gli  obiettivi  nazionali,  determinazione  e  coerenza  che  rendevano
        credibili e perciò temibili  i propositi del  neopresidente degli Stati  Uniti (102).
            Contemporaneamente, a  Erice,  scienziati  e  studiosi  di  tutto  il  mondo esami-
        navano  le  conseguenze  di  una  guerra  nucleare.  A proposito della  base  NATO  di
        Comiso, il  fisico  Zichichi considerava tale scelta come "un atto di  prepotenza ver-
        so  la  Sicilia"  e  annunciava che  si  sarebbe  "opposto alla  installazione dei  Cruise a
        Comiso" (103).  In  un documento approvato al  termine degli  incontri internaziona-
        li  al  meeting di  Rimini,  il  Movimento popolare esprimeva una radicale condanna
        dell'equilibrio del terrore e una netta ripulsa della corsa al  riarmo che condiziona-
        va  "in  modo  sinistro  le  prospettive  di  vita  e  di  sviluppo  dell'intero  pianeta (104).
        Dalla Cattedra di  Pietro, approssimandosi il  primo settembre che evocava il  ricor-
        do del secondo conflitto mondiale, anche Giovanni Paolo Il  rivolgeva un invito al-
        la  mobilitazione  delle  coscienze  per  allontanare  la  minaccia  delle  armi  nucleari
        "aumentate nella qualità e nel  potere distruttivo" (105).
            Ci  si  interrogava  inoltre  sul  ruolo  che  l'Europa avrebbe  potuto svolgere  in
        un  quadro  internazionale  multipolare,  in  continua  evoluzione  e  radicali  muta-
        menti  politici ed nonché sulle sue capacità di  esercitare una funzione originale e
        autonoma che non avesse  il  sembiante di  una "finlandizzazione" ma che fosse  al
        contrario espressione anche di  una forza militare, uscendo dal limbo politico per
        liberarsi della dicotomica contrapposizione atlantismo-pacifismo.  Era necessario
        guardare al  futuro con nuove prospettive per non restare ai  margini dei processi
        storici in atto nel mondo, i cui nuovi assetti occorreva rimeditare realisticamen-
        te  ove  l'Europa  intendesse  assidersi  come polo  nuovo  nel  sistema  multipolare



            (101)  Romano  Leclda,  "Perché  deve  vincere  la  causa  del  negoziato",  Rinascita,  Il
        settembre  1981.
            (102)  Salvatore Sechi, "II  Pci  - la  bomba N e l'Europa", Il Messaggero,  19 agosto  1981.
            (103)  La Repubblica, 20 agosto  1981.
            (104)  r:Unità, 31  agosto  1981.
            (105) Ibidem.
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