Page 335 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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         IL  DIBAITITO  NAZIONALE  SUGLI  EUROMISSILI  IN  ITALIA
             Ai  primi di  ottobre, mentre dalla base del  partito riaffioravano manifestazioni
         filosovietiche  "da guerra  fredda" (122),  abbandonando  i  dosaggi  tra  Mosca e  Wa-
         shington che ne avevano caratterizzato la condotta dopo la sua conversione atlan-
         tica ed europeistica, il  PC) affondò il  bisturi su  uno dei  nodi centrali della politica
         estera dell'Unione Sovietica.
             Con una relazione ufficiale della  Direzione del  partito al  Comitato Centrale,
         non a  caso presentata da  Romano Ledda,  responsabile  dell'Istituto di  studi  poli-
         tici  del  partito,  il  PCI  modificava la  sua  posizione circa le  cause  della  crisi  della
         distensione, accusando l'Unione Sovietica di  pesanti responsabilità per il  deterio-
         ramento delle relazioni  Est-Ovest sia per non avere dato risposte positive alle of-
         ferte di Carter - ancorché fatte in un momento di ripensamento della politica este-
         ra  americana,  lasciandosi  in  tal  modo  sfuggire  "la  possibilità  di  rilanciare  una
         grande  politica  di  distensione",  per  non  avere  compreso  l'importanza  di  "quel
         momento  nel  suo  rapporto  con  gli  Stati  Uniti",  sia  per  non  avere  scelto  allora
         l'azione politico-diplomatica "ma la linea di  una politica di potenza, di  consolida-
         mento e estensione del proprio blocco politico-militare come prevalente e più si-
         curo strumento di  iniziativa internazionale; rimanendo cosÌ  prigioniera di  una lo-
         gica  culminata  nell'intervento  in  Afghanistan  che"  aveva  "contribuito non  poco
         all'aggravamento della situazione internazionale, ad un'ulteriore crisi della disten-
         sione, ad una seria difficoltà per il  non allineamento, nonché alla erosione di  quei
         rapporti tra paesi socialisti e insieme dei paesi sottosviluppati che erano "stati una
         delle caratteristiche positive di  questo dopo guerra" (123).
             Si trattava indubbiamente di una novità di grande rilievo e di forte impatto po-
         litico nel  processo di affrancamento del  PCI dall'Unione Sovietica e dal  PCUS, an-
         ticipatrice  dello  strappo  da  Mosca compiuto  dalle  Botteghe  Oscure  all'indomani
         della repressione del  movimento di  Solidarnosc in Polonia nel  dicembre successivo.
             E tuttavia, nel  dicembre 1981, la crisi polacca allontanò la speranza di un'in-
         tesa che avrebbe  reso  non più necessaria la  militarizzazione della Sicilia,  la  qua-
         le, sull'onda del grande raduno pacifista a Comiso del  4  aprile 1982, diventò un
         richiamo dei movimenti  non-violenti  d'Europa e del  mondo.
             Fu  un'esperienza di  pacifismo non del  tutto immune da una ideologica scelta
         di  campo che,  mentre  nel  Paese  conobbe in  genere  diversi  momenti  di  mobilita-
         zione e di  discussione,  nell'Isola diede l'avvio a "un dibattito serio sulla violenza,



             (122)  Cfr. Alberto Ronchey, "Che cosa Berlinguer non dice su  Breznev", la  Repubblica,
         6 ottobre  1981.
             (123)  Relazione di  Romano Ledda al  CC e al  CCC, l'Ul1ità,  6 ottobre 1981.
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