Page 334 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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            Lombardi e Achilli  sottoscrivono, infatti, insieme con i dirigenti delle ACL!  e con
            la  CIS L di  Milano,  un  documento pacifista auspicante  un' ampia convergenza di
            forze  politiche per la  pace (117).  Anche il  segretario democristiano Piccoli  non tra-
            sc·ura  di  mettere in  guardia contro i pericoli del  pacifismo,  teorico o strumentale,
            e delle marce a senso unico che, pur nella profonda diversità di interessi delle "for-
            ze  politiche che le animano", tendono unicamente a "un suggerimento sommesso,
            ma continuo, di  neutralismo" e allentano "la coesione dell'Occidente dinanzi alla
            compattezza del  Patto di  Varsavia" (118).
                 Frattanto si  costituiva il  Comitato per il  disarmo, di  cui  facevano  parte mar-
            xisti, cattolici e radicali, che avrebbe avuto il  suo momento di  verifica il  24 otto-
            bre  successivo,  proclamata  la  "giornata  mondiale  per  il  disarmo"  dalle  Nazioni
            Unite.  Il  segretario  del  Partito  Radicale  Rutelli,  sottolineandone  la  dimensione
             pluralistica pose l'accento sul  ritardo dell'Italia in  tema di  movimento per la  pa-
             ce  ed espresse  l'auspicio che esso costituisse un  primo momento di  aggregazione
             politica contro le  scelte nucleari (119).
                 Il  27 settembre alla "marcia" Perugia-Assisi parteciparono alcune decine di
             migliaia  di  persone,  in  cui  erano  rappresentati  quasi  tutte  le  forze  politiche,  i
            sindacati, i movimenti pacifisti  non politici come Amnesty Intèrnational,  grup-
             pi  cattolici, Chiese evangeliche,  rappresentanti  di  movimenti di  liberazione la-
            tino-americani,  palestinesi,  iraniani,  irlandesi (120).  Alcuni  giorni  dopo  si  aprì
            alla  Camera il  dibattito di  politica estera. Coccasione costituiva un importante
            banco di  prova atteso sia  per gli  orientamenti del  governo che per quelli  delle
            forze  politiche.  Il  governo confermava la scelta di  Comiso, precisando che,  di-
             versamente dalla  Germania federale,  l'Italia non  rinunciava al  diritto della co-
            siddetta "doppia chiave",  in  base a cui,  ove  la  base  di  Comiso fosse  stata ulti-
             mata e  i Cruise  fossero  stati  installati,  "neanche un missile  avrebbe  potuto es-
            sere lanciato" dal  nostro "territorio ( ... ) senza il  preventivo assenso delle auto-
             rità italiane".  Inoltre il  governo annunciò il  no dell'Italia alla bomba al  neutro-
            ne,  nella convinzione, al  pari  di  molti altri  paesi,  che l'Europa non si  trovasse
             "alla vigilia di  un  conflitto armato" (121).



                 (117)  Cfr. Corriere della Sera,  6 settembre ] 981.
                 (118)  IAI,  Cltalia nella  politica internazionale 1981-1982, p.  198-99.
                 (119)  Corriere della  Sera,  16  settembre 198J.
                 (120)  Corriere della  Sera,  28  settembre 1981.
                 (121)  Camera  dei  Deputati.  Bollettino  delle  Giunte  e  delle  Commissioni.  Resoconti,
            30 settembre  1981, p.  34-38.
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