Page 62 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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ANNA MARIA ISASTIA
Nel 1995, con un convegno su "1 prigionieri e gli internati ri1ilitari italiani
nella seconda guerra mondiale", l'A.N.R.I~ avviò una nuova fase di intensa pro-
duzione scienti fica aperta ali' apporto dei giovani studiosi.
Noi oggi possiamo finalmente accedere agli archivi di Mosca e a quelli di
Berlino. f: disponibile la documentazione della Croce Rossa e da settembre 2004
è stato reso accessibile un Fondo di grande interesse in Vaticano.
l~: la base indispensabile per una più ampia conoscenza, sulla quale però va co-
struito l'edificio di una memoria condivisa, con l'insostituibile aiuto dei ricordi di
quanti hanno vissuto quegli eventi, delle loro famiglie, dei loro figli.
Come responsabile scientifica della Fondazione archivio nazionale ricordo e
progresso, sto seguendo le fasi conclusive di una indagine - svolta secondo la tec-
nica qualitativa dell'intervista non struttlll'ata - sulle conseguenze della esperienza
della prigionia sulle famiglie e sui figli degli ex internati nei lager tedeschi (81).
È chiaro che questo tipo di fonte presenta tutta una serie di problemi perché
la memoria dei figli è fatalmente filtrata dalla memorialistica già nota e dalla me-
moria ufficiale che finisce con l'influenzare la memoria individuale. F, noto che le
stesse persone - intervistate a distanza di anni - forniscono ricostruzioni sempre
meno spontanee e sempre più costruite delle loro vicende.
Per fare una storia del ritorno non si può comunque prescindere dal con-
durre indagini anche su come l'esperienza della guerra e della prigionia ha ri-
plasmato i rapporti all'interno della famiglia, e sul se e come ha condizionato
l'educazione dei figli.
L'assenza dei capi famiglia ha significato uno stravolgimento dei rapporti al-
l'interno delle famiglie e ha costretto le donne ael assumere nuovi ruoli e nuove
responsabilità.
Appare anche evidente l'influenza della esperienza della prigionia nell'educazio-
ne dei figli e nei valori che vengono loro trasmessi: valori etici forti e convinti. Nel-
lo stesso modo in tutte le testimonianze si sottolinea che la scelta ideologica del NO
ai tedeschi è legata molto più al senso dell'onore che a forti convinzioni politiche.
Infine viene confermato ancora una volta il disagio legato alla mancanza di
considerazione per questa particolare realtà concentrazionaria.
(81) Cindagine è svolta dalle dottoresse Francesca Covarclli e Fabiola Iaclanza.

