Page 70 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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STEFANO  Il.  GALLI

            all'Occidente veniva data per scontata -, aveva fortemente danneggiato la credibi-
            lità del  Pci  come difensore degli  interessi  nazionali. Un'intesa diretta italo-jugoslava
            che chiudesse la  crisi  al  confine orientale, salvando Trieste all'Italia, avrebbe quindi
            potuto rilanciare la funzione del  rci, e in  questo senso Togliatti si  adoperò nel corso
            dell'autunno del  1946, con il  sostegno sovietico, riuscendo ai  primi di  novembre a
            ottenere un  incontro con Tito.  Nel  faccia  a faccia  tra i due  leader comunisti si  for-
            mulò una proposta comune che prevedeva l'assenso jugoslavo al  mantenimento del-
            la sovranità italiana su Trieste, e quindi  la  non costituzione del TLT,  in  cambio della
            cessione di  Gorizia, che invece il  trattato di  pace aveva assegnato all'Italia" (15).
                La  clamorosa  uscita  di  Togliatti  suscitò  l'opposizione  di  americani  e  inglesi,
            mentre le autorità jugoslave poco dopo specificarono che il  «cinico baratto» avreb-
            be  esclusivamente  riguardato la  sovranità  sulla  città di  Trieste,  non  già  il  destino
            del  territorio costiero; lì-ieste sarebbe pertanto risultata un'isola italiana all'inter-
            no del territorio jugoslavo. Dopo circa un  anno e mezzo di complesse ed estenuan-
            ti trattative, la  Conferenza della pace stabilì infine i confini italiani  e del TLT sulla
            base della proposta francese. l:lstria - compresa Pola - diventava jugoslava e per gli
            italiani della frontiera  orientale  l'esodo  veniva  cosÌ  per certi aspetti  «istituzionaliz-
            zato" poiché era già cominciato in sordina per poi ingrossarsi progressivamente sin
            dai primi mesi  del  1946. "Le partenze dall'lstria - ha scritto Gianni  Oliva - inizia-
            no ben prima della firma dellhttato di  pace:  da Albona, da Cherso, da Veglia, da
            Lussino e, in genere, dalle località dell'I stria meridionale, dove l'annessione alla Ju-
            goslavia appare più probabile, i profughi partono con mezzi di fortuna sin dall'esta- •
            te del 1945" (16):  per una larga parte degli abitanti della Venezia Giulia, dell'lstria e
            della Dalmazia, infatti, le tensioni internazionali e le iniziali incertezze politiche, che
            poi assunsero la definitiva fisionomia cii  un effettivo mutamento clelia sovranità, de-
            finirono una circostanza storica davvero traumatica che portò all'esodo di una con-
            sistente frazione  clelia  popolazione. Neppure il  successivo  raffreddamento e poi la
            crisi dei  rapporti tra la Jugoslavia e l'Urss, che comunque ridimensionò il  pericolo
            di una minaccia sovietica ai  confini orientali italiani, mutò la  situazione (17).
                ''A  seguito  della  conferenza  di  Parigi  tra  i  21  paesi  vincitori,  il  lO  febbraio
            1947 l'Italia  firmò  il  Ti'attato  di  pace,  ratificato  in  seguito  dall' Assemblea  costi-
            tuente della  repubblica ed entrato in  vigore il  15 settembre 1947, in  un momento



               (15)  R.  Pupo, Il/ul/go esodo, cit.,  p.  115.
               (16)  G.  Oliva, Profughi,  cit., p.  158.
               (17)  Sulla crisi del  1948 tra Belgrado e Mosca e le  sue ripercussioni sul  problema dci confi-
            ne orientale e sui  rapporti itala-jugoslavi, che  abbandonarono lIna volta  per tutte la  prospettiva
            dell'affratellamento, cfr.:  R.  Pupo, II/ungo esodo, cit.,  p.  162-173.
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