Page 71 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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I:ESODO  DEGLI  ITALIANI  DALLA  FRONTIERA  ORIENTALE

        in  cui aveva già avuto luogo l'esodo massiccio degli  italiani dai territori ceduti. A
        Fiume era stata precoce la consapevolezza dell'inevitabile inclusione nella Jugosla-
        via e già all'inizio del  1946 erano iniziate le partenze in massa. In modo assai con-
        citato  - per  l'imminente  consegna  della  città  alla  sovranità  jugoslava  - quasi
        30.000 polesani avevano abbandonato le loro case tra il  gennaio e il  marzo  1947,
        offrendo all'opinione pubblica  nazionale immagini emblematiche di  disperazione
        e di paura. Il processo di  svuotamento di gran parte dell'lstria, occupata dall'eser-
        cito ti tino sin dal  1945, non manifestò analoghe caratteristiche di immediatezza e
        fu  più diluito nel tempo" (18),  ha scritto Gloria Nemec. Per la verità, il  trattato pre-
        vedeva  il  riconoscimento,  agli  istriani  rimasti  sotto  la  sovranità  jugoslava,  della
        possibilità di optare in  favore  della nazionalità italiana e,  dunque, di  trasferirsi  in
        Italia. Questo diritto era riconosciuto esclusivamente a quanti potevano dimostra-
        re  la  propria appartenenza linguistica.  Per effetto della confusione politica imme-
        diatamente successiva  alla  firma  del  trattato,  inizialmente  non  furono  in  molti  a
        ricorrere alle  opzioni,  ma verso  la fine  della primavera del  1947 il  numero  delle
        domande aumentò considerevolmente sino ad assumere straripanti proporzioni.
            I  dati  parlano  del  99%  a  Pinguente,  Montona,  Gallesano,  Sissano;  di  ol-
        tre  il  90%  a  Orsera e  Parenzo;  di oltre 1'80%  a  Rovigno,  "ma le  richieste  so-
        no  altissime  anche  a  Pisino,  simbolo  della croaticità  istriana,  a  dimostrazione
        di  una  composizione  etnica  dell'interno  della  penisola  diversa  da  quella  pro-
        posta dalle autorità jugoslave, e certamente molto distante dal cei1simento "ad-
        domesticato"  dell'ottobre  1945" (19).  Da Pisino  partirono,  complessivamente,
        3.000 su  3500 e  dalla  provincia  16.000 su  19.000 (20).  Allo scopo di  arginare
        il  fenomeno  migratorio,  gli  jugoslavi  inasprirono  le  procedure  connesse  al  ri-
        conoscimento della legittimità delle  domande, affidandone il  compito ai  comi-
        tati  popolari che gestirono politicamente la questione delle opzioni. Al  di  là  del
        fatto  che l'accertamento della  nazionalità di  appartenenza in una  terra  di  con-
        fine  è  una questione  assai  complessa, l'impossibilità di  fare  ricorso,  le  lentezze



           (18)  G.  Nemec, Un  paese perfetto, cit., p.  215.
           (19)  G.  Oliva, Profughi,  cit.,  p.  159. Sulle opzioni, cfr.:  C.  Colummi e L.  Ferrari, Il  proble-
        ma delle opzioni,  in Storia  di un  esodo,  cit.,  p.  328 -330.  Cfr.  anche:  F.  Rocchi, Lesodo dei 3S0
        mila giuliani,  fiumani e dalmati,  Difesa Adriatica, Roma  1990.
           (20)  Si  verificarono, tuttavia, anche fenomeni  contrari, come i duemila operai dci  cantie-
        ri  navali  di  Monfalcone che,  proprio nei primi mesi  del  1947, in  concomitanza con  il  tratta-
        to  di  pace,  svanito  il  sogno  dell'annessione della Venezia  Giulia  alla Jugoslavia,  varcarono il
        confine alla volta di Fiume e dci  socialismo (cfr. A.  Berrini, Noi siamo la classe operaia.  I due-
        mila di Monfalcone,  I3aldini  e  Castoldi,  Milano 2(04).  L'episodio  degli  operai  monfalconcsi
        non  fu  tuttavia isolato (cfr.:  R.  Pupo, Il lungo esodo, cit.,  p.  130-134).
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